Yoga a Scuola
Esattamente un anno fa vi raccontavo di un progetto che, all’epoca, era ancora molto vago: l’introduzione dello yoga nelle scuole (materna ed elementare) del nostro paesello. Dodici mesi dopo, quel progetto è diventato una solida realtà e da settembre ho avuto la fortuna di lavorare con diversi gruppi di bambini.
La parte difficile, rispetto ai corsi che tengo al di fuori dell’orario scolastico, è lavorare con bambini che non hanno scelto quell’attività e che, in alcuni casi, non hanno nessuna voglia di impararla. Mi è capitato nel secondo trimestre e devo dire che sono andata abbastanza in crisi. In una quarta elementare mi sono ritrovata con un bambino che diceva di odiare lo yoga e di non volerlo praticare. Mi parlava in modo irrispettoso e poco educato, e disturbava i suoi compagni di classe impedendo loro di concentrarsi. Dopo due lezioni sono stata dalla preside per chiederle di trovare una soluzione.
Mi ha risposto che non c’era niente da fare. Che il ragazzino in questione era lo spauracchio di tutti i maestri e che nel trimestre precedente aveva fatto impazzire l’insegnante di Zumba (le diverse attività proposte ai bambini si alternano ogni trimestre). È persino stato espulso dalla scuola di karate perché considerato ingestibile. La settimana successiva sono arrivata a lezione parecchio agitata. Quando ha iniziato a “fare il furbo” gli ho detto che avevo chiesto alla preside di toglierlo dal mio gruppo (evitando di dire che avevo ricevuto una risposta negativa!). Gli ho spiegato che non intendevo forzarlo a fare yoga, né tanto meno intendevo permettergli di disturbare le mie lezioni. Mi ha chiesto se potevo dargli un’ultima possibilità. Ovviamente ho risposto di sì.
Quel giorno ha fatto grandi sforzi, si è comportato bene e la cosa mi ha molto colpita. Durante le settimane successive ci sono stati alti e bassi, ma ormai avevo capito come prenderlo. Un giorno gli ho detto che avevo male al ginocchio (vero! Dovrò operarmi la settimana prossima) e che mi serviva un assistente. Ho fatto quindi lezione soltanto “a parole” mentre lui mostrava agli altri il procedimento.
Ne è stato davvero felice e durante le lezioni successive ha insistito per farlo ancora. Non ho voluto continuare per non fare differenze con gli altri ma ho iniziato a dargli ogni volta una responsabilità. Anche solo quella di accendere la luce quando arrivavamo nella sala o di tenere la porta per far entrare ed uscire i suoi compagni.
Piano piano il ragazzino si è addolcito e si è detto dispiaciuto quando la sua classe ha concluso il ciclo di yoga. Ora, quando mi vede nel cortile della scuola, viene a salutarmi, mi abbraccia e mi racconta di come fa impazzire i vigile del fuoco che fa loro lezione di pronto soccorso. Tra noi si è formato un rapporto di complicità e se penso a quanto mi aveva destabilizzata i primi giorni mi sembra davvero incredibile.
Ancora un bellissimo regalo nato da questa meravigliosa avventura che è lo yoga!
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