La vita è perfetta. Qui e ora.

10minyoga

Ogni tanto qualcuno me lo dice: «La tua vita sembra così perfetta…».

Voglio svelarvi un segreto: la mia vita non sembra perfetta. La mia vita è perfetta. E anche la vostra.

Probabilmente avrete notato che ci sono persone che, di fronte alle difficoltà, perdono la fede. Altre invece la acquistano proprio in quei momenti. Tralasciamo un attimo il discorso “religione” che può non corrispondere a tutti. Parliamo di fede nel senso di fiducia nella vita. Qual è la differenza tra i due atteggiamenti descritti sopra? Perché alcuni si rinforzano nelle difficoltà mentre altri vengono annientati?

La differenza sta, ovviamente, nel modo di reagire alle difficoltà. Mi ci sono voluti (quasi) quarant’anni ma ho capito che se imparo a tuffarmi nella difficoltà invece che cercare di sfuggirle, ne uscirò più forte. Non solo. La vivrò pienamente.

Capirai! Chi ha voglia di vivere pienamente le difficoltà?

Chi desidera acquisire (o almeno non perdere) la fede, o la fiducia. Nella vita e nella sua perfezione.

Ok, ho detto che avremmo tralasciato il discorso religioso ma l’esempio è calzante: quando succede qualcosa di davvero terribile, spesso ci si chiede come Dio – ammesso che esista – abbia potuto permetterlo. Ogni religione ha una sua risposta “ufficiale”, più o meno difficile da digerire.

Nel mio piccolo, io ho scoperto che i momenti difficili sono scorciatoie verso la consapevolezza. Fortunatamente, la sofferenza non è l’unica via. Non la auguro a nessuno e credo che ci si possa “risvegliare” tranquillamente anche addentando un frutto appena colto dall’albero o sorseggiando un buon bicchiere di vino.

Ma immaginiamo per un attimo il dolore (sia esso fisico o mentale) come un’enorme onda: possiamo esserne travolti e addirittura annegare, oppure imparare a cavalcarla come un bravo surfista. Il segreto è, ovviamente, l’equilibrio.

Ad ogni onda possiamo inabissarci sempre più o sviluppare le nostre capacità e il nostro equilibrio interiore. Tutto dipende dall’atteggiamento con il quale decidiamo di affrontarla.

Dobbiamo inoltre ricordare che anche il più bravo dei surfisti cade molto più di quanto resti in piedi. Se è diventato bravo è perché ha saputo rialzarsi ogni volta, e perché sa che la sensazione di cavalcare l’onda lo ripagherà di tutte le cadute. Perché sa che in quell’istante la sua vita è perfetta, e che tutto ciò che farà per prepararsi a quell’istante fa parte di quella stessa perfezione.

Anche David Linch, da anni praticate e sostenitore della meditazione trascendentale, nel suo libro «In acque profonde» utilizza la metafora del mare: «Se vuoi prendere un pesce piccolo, puoi restare nell’acqua bassa. Se invece vuoi prendere il pesce grosso, devi scendere in acque profonde». La sofferenza ci spinge a fondo. Questo può essere pericoloso, se non addirittura letale. Ma è lì che si trovano i «pesci grossi». È proprio quando siamo laggiù che abbiamo l’opportunità di vederli.

Immaginando ivece che la sofferenza sia un luogo, provate a leggere questa frase tratta dal libro di Tiziano Terzani (un uomo che ha saputo rendere perfetta la sua vita e che emana equilibrio e perfezione anche dopo aver lasciato questo mondo) “Un indovino mi disse“:

Ogni posto è una miniera. Basta lasciarsi andare. Darsi tempo, stare seduti in una casa da tè a osservare la gente che passa, mettersi in un angolo del mercato, andare a farsi i capelli e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l’amico di un amico di una persona che si è appena incontrata e il posto più scialbo più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro di umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più bisogno di andare altrove. La miniera è esattamente là dove si è: basta scavare.

Inutile – per quanto comprensibile – desiderare di essere altrove o di non trovarsi in quella determinata situazione. Sciocco pensare che si potrà stare bene solo se e quando le cose cambieranno. Utopico credere che si possa essere felici sempre. C’è solo una cosa da fare: iniziare a scavare. Qui e ora. Solo scavando – nella gioia come nella sofferenza – possiamo trovare qualcosa. E non possiamo scavare in nessun altro luogo che in quello in cui ci troviamo ora.

È questo l’unico luogo possibile; l’unico momento buono. Qui e ora la nostra vita può essere perfetta, se le diamo un senso e iniziamo a scavare.

La mia vita è perfetta perché ho capito (non perché l’ho sentito dire o perché l’ho letto da qualche parte, né perché ci sono arrivata con un ragionamento, ma perché ho capito tramite l’esperienza) che non si può stare sulla cresta dell’onda senza prima essere caduti mille volte e senza essere pronti a cadere ancora. Che non si può trovare un tesoro se non si ha voglia di avere la terra sotto le unghie. Che non ci si può arrampicare in cima alla montagna se non si è disposti a sbucciarsi le ginocchia.

Che a volte si cade e ci si rialza. Che a volte invece non ce la si fa più. Che a volte la vita sembra (o forse è davvero) ingiusta. Ma che solo accettando ciò che stiamo vivendo qui e ora possiamo farvi fronte e magari addirittura rendere utile la sofferenza.