Un vino, una storia: la Norade
Una settimana molto intensa, quella appena trascorsa. Lunedì, lavoro in cooperativa. Martedì, stesura di tutti i post della settimana per questo blog e per quelli con cui collaboro, coronata dai miei primi 10k. Mercoledì, scarrozzare i bambini alle varie attività extrascolastiche prima di darsi il cambio col papà e partire per Torino. Mercoledì, treno Torino-Milano per partecipare a #lemammedelsorriso. Poi ritorno in treno a Torino e via in auto verso casa. Alle 3 del mattino, finalmente a letto. Giovedì, sveglia alle 7 e di nuovo al lavoro in cooperativa per una giornata decisamente intensa, durante la quale abbiamo battuto tutti i record di incasso. Il direttore in persona è venuto ad aiutarmi in negozio perché c’era una coda spaventosa. Abbiamo chiuso mezz’ora in ritardo a pranzo e un’ora in ritardo la sera. Sabato, di nuovo al lavoro. Il direttore della cooperativa, che di solito il sabato non lavora, mi ha raggiunta in negozio per darmi una mano nel caso ci fosse un’altra ondata di clienti.
In effetti abbiamo lavorato parecchio, ma niente in confronto al giorno precedente. Ho avuto il tempo di ascoltarlo mentre consigliava i clienti, cercando di «assorbire» il più possibile e di imparare dalla sua esperienza.
Ormai ho assaggiato quasi tutti i vini della cooperativa, compreso quello che è la «punta di diamante», ad un prezzo tre volte superiore a quello di tutti gli altri.
Gli ho confidato di preferire, a quest’ultimo, un altro vino meno prestigioso, sempre della cooperativa. Mi ha risposto che nel vino non ci sono leggi, e che si tratta di una questione di gusti, molto individuale. MA. C’è un ma.
Ha iniziato a raccontarmi la storia di quel vino così prezioso. Mi ha spiegato dove si trova la vigna dalla quale provengono le sue uve. Una vigna vecchia 90 anni, la cui terra veniva lavorata con i cavalli. Mi ha parlato di quel vecchio viticoltore e della sua sapiente esperienza. «90 anni» mi ha detto «immagini fin dove arrivano, nelle profondità della terra, le radici di quelle piante?». Negli occhi aveva quella luce di chi sta parlando di un argomento che davvero lo appassiona.
Mi ha parlato dell’ultimo raccolto, quello del 2008, che proponiamo ancora ai nostri clienti insieme al millesimo dell’anno precedente. Sono poche e preziose le bottiglie che rimangono. Perché nel 2009 la vigna è passata ad un nuovo proprietario che ne ha ottimizzato il rendimento modernizzando le tecniche di viticoltura.
Le bottiglie del 2008 sono le ultime. Dal 2009 (ancora da imbottigliare) in poi, il direttore ha deciso di dare a quel vino un altro nome. Per rispettare la storia che quelle vecchie bottiglie racchiudono, e che quelle nuove non conterranno più.
Dopo la chiusura, mi ha regalato una bottiglia del suo prezioso Norade 2008. Dopo averne ascoltato la storia, sono certa che avrà tutt’altro sapore.