Nemmeno con un fiore
Del tema della violenza sulle donne e dell’importanza di parlarne ai ragazzi abbiamo già parlato in passato. La sfida è trovare il tono e le parole giuste per metterli in guardia senza turbarli; per aprire loro gli occhi senza minare la fiducia che hanno negli altri.
Spesso i bambini che vivono in situazioni di violenza familiare pensano che ciò che stanno vivendo sia normale e che ribellarsi non sia un’opzione da considerare.
Il piccolo protagonista di «Nemmeno con un fiore» vive serenamente senza accorgersi di ciò che subiscono alcuni membri della sua famiglia, e anche quando inizia ad accorgersene, non sospetta che quel meccanismo, per lui assolutamente naturale, sia in realtà qualcosa di inaccettabile.
Sarà un avvenimento esterno a scuotere le coscienze e far sì che chi è stato vittima trovi la forza di dire “No” e ad aprire gli occhi al ragazzo.
Una storia crudele ma delicata, che mostra quanto sia difficile accorgersi del problema quando vi si è immersi fino al collo. Come il pesciolino che, alla domanda: “Com’è l’acqua dalle tue parti?” risponde: “Acqua? Cos’è l’acqua?”.
Considerare la violenza come qualcosa di normale e di accettabile è il primo passo per fare di un ragazzo/a una potenziale vittima o un potenziale aggressore. Aiutarli ad aprire gli occhi è nostro dovere, perché sappiano che di fronte alla violenza c’è una sola risposta possibile, e quella risposta è “No”.