Una pagina per volta
Che cosa fareste se vi dicessi che esiste un’attività educativa in grado, da sola, di:
– rinsaldare il legame tra genitori e figli
– migliorare la capacità di espressione e il rendimento scolastico dei bambini
– insegnargli a leggere velocemente e senza difficoltà
– rafforzarne l’autostima
– tranquillizzarli e rassicurarli prima della nanna
– aiutarli a dare un nome ai loro sentimenti (gioia, paura, tristezza, rabbia, ecc.) e ad apprendere i principali valori universali
– contribuire a far risparmiare e progredire il Paese (perché, se cresciamo bambini più felici e intelligenti, i governi dedicheranno meno fondi, tempo e attenzione a problemi come l’analfabetismo, la delinquenza, la disoccupazione e così via)?
Come minimo, sareste curiosi di sapere di quale attività sto parlando. Be’, ma della lettura ad alta voce. Ovvio. Non ci credete? Pensate che stia esagerando? Provate allora a leggere Baby prodigio. I miracoli della lettura ad alta voce di Mem Fox, Editrice Il Castoro.
Ho acquistato questo libro davvero meraviglioso non appena è uscito in Italia, la scorsa primavera. All’inizio, devo confessarlo, ero scettica. Il titolo mi faceva pensare a una delle solite operazioni commerciali, purtroppo sempre più in voga, che si vantano di riuscire a trasformare i nostri bambini in piccoli geni. O in bambini-prodigio, appunto.
Ho sempre diffidato di questo tipo di proposte. E di quei genitori che descrivono i loro figli come Einstein in miniatura. Una volta, mi sono imbattuta in una frase che diceva più o meno: «Dietro l’affermazione: “Mio figlio è un piccolo genio” c’è sempre un genitore idiota». Non ricordo di chi sia la frase, ma la condivido in pieno. In realtà, leggendo il libro, mi sono ricreduta. Non solo perché il titolo dell’edizione originale – Reading Magic (che significa all’incirca «Le magie della lettura») – è ben diverso da quello scelto per l’edizione italiana. Ma anche perché l’autrice – una signora australiana conosciutissima e amatissima nel suo Paese e nel resto del mondo, sia per i numerosi libri dedicati all’infanzia sia per il suo pluripremiato impegno a favore dell’alfabetizzazione –, pur spiegando nei dettagli quali siano gli effetti della lettura ad alta voce, e pur elargendo una serie di consigli pratici su come rendere tale lettura il più efficace possibile, non si stanca di ripetere che ciò deve essere sempre fatto con entusiasmo e allegria. Mai per insegnare.
Quando leggiamo ad alta voce ai nostri figli, spiega Mem Fox, facciamolo innanzitutto come se leggere fosse la cosa più divertente al mondo. Come se fosse un gioco. Senza forzare o far pressioni sul bambino. Leggiamo ai nostri bimbi per divertirci con loro, per ritagliarci un momento speciale, tutto nostro. Per stabilire quella complicità che è forse il beneficio più grande della lettura ad alta voce.
Non facciamolo perché speriamo che così imparino presto a leggere. O perché vogliamo che diventino i primi della classe. Se ciò dovesse succedere, ben venga! Perché no? Se i nostri bambini imparano a leggere prima di andare a scuola, non c’è niente di male, anzi. Diamo loro un piccolo vantaggio. Ma questo non dev’essere il nostro scopo principale. Né dovrebbe diventare motivo di cruccio o di frustrazione, se, al contrario, la cosa non si verificasse. Nel primo capitolo del libro, Mem racconta che sua figlia Chloë imparò a leggere all’età di quattro anni, quando andava ancora all’asilo. La cosa era avvenuta un bel giorno, di punto in bianco, senza che lei glielo avesse mai insegnato. Tutto quello che aveva semplicemente fatto era stato leggerle ad alta voce. A me è capitato lo stesso con la mia bimba. Tatù frequenta l’ultimo anno di scuola materna. E sa leggere già da un po’. Ha cominciato con lo stampatello maiuscolo e poi, nel giro di pochi giorni, è passata al minuscolo e al corsivo. Da sola. Io mi stavo affannando a costruirle una serie di alfabeti mobili montessoriani, ma non ho fatto in tempo a terminarli. Lei mi ha preceduta. I libri, ormai lo avrete capito, sono una mia passione. E gliene ho sempre letti tantissimi, fin dai suoi primi mesi di vita. L’ho fatto d’istinto, senza secondi fini, perché mi piaceva farlo. E perché vedevo che piaceva anche a lei. Quello della lettura è sempre stato, per noi, un momento magico, bellissimo. Durante il quale, come è successo a Mem con sua figlia, «ci siamo conosciute meglio e amate di più grazie alle tante storie che abbiamo letto insieme». Il resto è venuto da sé. Naturalmente.
Spesso ci lamentiamo di non avere tempo. Torniamo a casa stanchi, dopo una giornata di lavoro, e non abbiamo voglia di caricarci di un ulteriore impegno. Ma, se vinciamo la pigrizia, ci accorgeremo che dieci minuti prima di mettere i bambini a letto possiamo trovarli tranquillamente, e che così addolciremo non solo la loro giornata ma anche la nostra.
E allora, forza. Che cosa stiamo aspettando? Come dice Mem Fox, «andiamo a cambiare il mondo, una pagina per volta»!