Maria

 

Maria

In questi giorni in casa nostra si respira aria di Brasile.

Tra la capoeira che è sempre nell’aria e un’ospite davvero speciale: Maria.

 

Maria è una signora brasiliana che vive e lavora a Torino.

Quando Jean si è rotto la gamba ed io ero incinta di otto mesi, con la neve da spalare e la legna per il camino da andare a prendere ogni giorno, Maria è stata con noi due settimane.

Ci ha aiutati a superare i primi giorni di quella situazione di emergenza, a trovare un nuovo ritmo per far quadrare tutto nonostante le disavventure, e soprattutto ci ha portato un po’ del suo buonumore.

Perché Maria, come molti dei suoi connazionali, ha sempre il sorriso sulle labbra.

Maria che ha vissuto due vite e, quando ci racconta gli episodi della sua infanzia e giovinezza, ci lascia tutti a bocca aperta.

Maria che è cresciuta in una fazenda, dove i bambini andavano in giro nudi fino a cinque anni, quando ricevevano il primo vestito, ricavato da un sacco di farina. Perché i sacchi di farina erano bianchi, contrariamente a quelli del caffé – marroni – che, disposti intorno al camino, fungevano da giaciglio.

Quando Maria usciva a giocare con i suoi amici, la mamma non le diceva “non accettare caramelle dagli sconosciuti” ma “non andare a giocare lì, che ci sono i coccodrilli”, o “non andate in quattro su un solo cavallo”.

Maria che a nove anni mungeva le mucche e cavalcava senza sella per giornate intere.

Maria che una volta ha disubbidito ed ha rischiato di essere mangiata da un coccodrillo (lo sapevate che corrono velocissimi?). Maria che, quando ce lo racconta, piange dalle risate.

Maria che ha sposato un uomo violento e che, dopo aver subito per diversi anni, glie le ha date di santa ragione e l’ha sbattuto fuori.

Maria che ha vissuto due vite. Dalla foresta a Torino. Maria che sogna di tornare in Brasile per vivere la sua terza vita, nella quale avrà una casa tutta sua, nel suo Paese che tanto ama.

Quando Maria racconta episodi della sua “vita precedente”, noi rimaniamo incantati.

Ci racconta delle zucche vuote che servivano da bicchieri e da ciotole, o di suo padre che cacciava, lavorava la terra, intagliava strumenti musicali e preparava rimedi contro il veleno dei serpenti (ai quali è sopravvissuto per ben sette volte).

Ascoltando i suoi racconti c’è chi commenta “poverina”. Io credo che i poverini siamo noi. Che non abbiamo mai cavalcato senza sella, che non siamo andati in giro nudi per i primi cinque anni della nostra vita, che non abbiamo mai pescato il nostro pranzo o munto una mucca.

Maria ha sempre il sorriso sulle labbra perché ha vissuto. Perché ha conquistato tutto quello che ha. Il suo letto, il suo piatto, la sua forchetta. E anche la sua bella casa in Brasile che, presto, diventerà realtà.