Mammografia: come si svolge l’esame
Domenica compirò trentanove anni e, per la prima volta, il ginecologo mi ha prescritto una mammografia. Tempismo perfetto, visto che siamo nel pieno del mese della prevenzione. Quello tumore al seno è un tema che mi tocca molto, perché ha colpito per ben due volte una mia cara amica. Ricordate la sua storia? Non mi dilungherò qui sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce. Mi limiterò a sottolineare il fatto che se la piccola Elena ha ancora la sua mamma e se la sua sorellina Victoire allieta oggi le loro giornate è proprio perché il tumore della mamma è stato diagnosticato in tempo. Guardate negli occhi i vostri bambini (e se non ne avete guardate i vostri genitori, i vostri mariti o i vostri amici): prendervi cura di voi stesse è un dovere che avete nei loro confronti. La vostra vita non appartiene solo a voi ma anche a coloro che vi amano, quindi non potete permettervi di correre rischi inutili. Abbiamo tutti mille cose da fare ma se vogliamo davvero portarle a termine c’è un piccolo dettaglio che non dovremmo trascurare: qualunque sia il nostro compito, per svolgerlo dobbiamo essere in vita.
Ma veniamo all’esame in sé. Sono arrivata in clinica abbastanza tranquilla: in fondo era un controllo di routine e alla palpazione il ginecologo non aveva trovato nulla di sospetto. Rovino subito il finale dicendovi che anche la mammografia ha confermato l’assenza di anomalie. Quello che mi ha un po’ stupita è lo svolgimento dell’esame. Mi aspettavo qualcosa di simile ad una radiografia e, in effetti, il mammografo non è altro che un proiettore di raggi x.
Per ottimizzare l’immagine e per ridurre la quantità di radiazioni dirette al corpo, però, il seno viene prima appoggiato su un apposito sostegno e poi “schiacciato” sotto una lastra trasparente. Ecco, questo passaggio è abbastanza sgradevole e personalmente l’ho trovato anche un po’ doloroso. Niente di che, per carità, ma avrei preferito che me lo spiegassero prima. Per questo ve lo racconto, così quando sarà il vostro turno, sarete un po’ più preparate di me. Al momento di effettuare la mammografia, quindi, vi viene chiesto di spogliarvi (solo la parte superiore del corpo). Poi dovrete avvicinarvi al mammografo e appoggiare un seno sull’apposito sostegno. Il tecnico abbasserà la lastra trasparente schiacciando il seno per poi poterlo “fotografare”. La stessa operazione verrà ripetuta in senso verticale e poi con l’altro seno. Un procedimento un poco sgradevole, come vi dicevo, ma niente di drammatico. Il tutto dura circa una decina di minuti. I risultati vengono comunicati subito dopo e la documentazione andrà conservata scrupolosamente (mi raccomando!) per poter essere confrontata con quelle successive.
In assenza di fattori di rischio come la familiarità (presenza di casi di tumore al seno in famiglia) la prima mammografia viene in genere effettuata intorno ai 40 anni e poi una volta ogni due anni. Nel frattempo non dimenticate di effettuare l’autopalpazione una volta al mese e di sottoporvi ad un esame clinico una volta all’anno.
E adesso è ora di mettere mano alle vostre agende. Da quanto tempo non fate un controllo dal ginecologo? E se, come me, vi avvicinate ai quaranta, avete già fatto la vostra prima mammografia? Se la risposta è no, occupatevene subito. Ora. Adesso. Prima di perdervi nuovamente nel turbine delle cose da fare!
AGGIORNATO IL 22 NOVEMBRE 2016:
Questa mattina ho effettuato la mia mammografia annuale. Sono capitata, casualmente, con una radiologa molto stimata e conosciuta che mi ha spiegato una cosa molto importante. Essendo una sbadata cronica non avevo portato con me i risultati della mammografia precedente. La dottoressa ha effettuato la mammografia ma mi ha detto che non avrebbe fatto il resoconto se non le avessi portato i vecchi risultati. Mi ha inoltre messa in guardia verso i medici che “facendoti un favore” chiudono un occhio e lo fanno comunque. “Per me sono assassini” mi ha detto.
Il motivo? La diagnosi precoce effettuata grazie al confronto delle due mammografie offre il 93% di possibilità di guarigione. Se la mammografia è una sola, la diagnosi diventa più difficile e le possibilità di guarire scendono drasticamente: appena sopra il 20%.
Meglio quindi ribaltare la casa per ritrovare i risultati, o rivolgersi ad un centro di radiologia che li conserva nei suoi archivi. Mi raccomando!