Mal di Sicilia
Sarà che le mie radici partono molto più a sud della città in cui sono nata… più scendo lungo lo stivale, più mi è difficile risalire.
Mi era già successo a Roma, la prima volta che ci sono tornata dopo tanti anni. Sarà la magia di quella città unica, sarà la presenza dei compagni di viaggio con i quali avevo vissuto l’avventura del Camerun, sarà quell’italianità così sfacciata (contrapposta a quella seria e contrita dei torinesi) che ti mette subito a tuo agio. Sarà che gli unici due viaggi precedenti erano stati carichi di emozione: la prima volta, da bambina, avevo incontrato il Papa. La seconda ero invece in compagnia di un fidanzato di cui ero molto, molto innamorata. Ultima tappa del nostro vagabondare in giro per l’Europa prima che lui, a visto scaduto, tornasse negli USA.
Anche della Sicilia avevo ricordi piuttosto datati ma molto intensi. È lì che mia madre ci portò a prendere un po’ di ossigeno quando, subito dopo la separazione da mio padre, noi bambine dovevamo fare i conti non solo con il «lutto» della nostra famiglia ma con la paura costante dovuta alle sue continue minacce.
In quell’angolo di paradiso abbiamo dimenticato, per una manciata di giorni, che tutto il nostro mondo si stava sgretolando. Una cura di mare, sole , granite e soprattutto di allegria siciliana. Non ho più contatti con le persone incontrate durante quell’estate e mi dispiace non poterle ringraziare per la dose di buonumore che ci hanno regalato in uno dei momenti più terribili della nostra esistenza.
Posso invece ringraziare le persone incontrate quest’anno, e lo farò nel prossimo post. Vi racconterò dei luoghi che abbiamo visitato, delle persone che abbiamo incontrato e dei miei compagni di viaggio.
Nel frattempo me ne sto qui, con la mia «faccia da Costa Crociere», come l’ha definita Francesca, ad aspettare che mi passi il mal di Sicilia.