La Sicilia di Corsa
Alla vigilia della partenza per la Sicilia ero fiduciosa: con una compagna di viaggio che corre non avrei potuto lasciarmi prendere dalla pigrizia. Non vedevo l’ora di ritrovare il piacere di correre all’aperto. In tutta la settimana abbiamo corso «solo» due volte e abbiamo macinato molti meno chilometri del previsto. Si è trattato però di due corse assolutamente indimenticabili.
La prima, improvvisata, ad Agrigento, nel bel mezzo della valle dei Templi. Dopo aver fatto le turiste per tutto il giorno sotto un sole cocente, al calar della sera Flavia mi ha fatto una proposta indecente: «Adesso torniamo di corsa?». Prima ancora che avesse terminato la frase avevo già mollato la borsa alla povera Francesca ed ero pronta per partire. Non so se la proposta fosse seria ma una cosa è certa: Flavia non si aspettava che accettassi quella sfida. Avreste dovuto vedere la sua faccia!
Davanti allo sguardo incredulo dei nostri (esausti) compagni di viaggio siamo partite per la corsa più incredibile che io abbia mai fatto. Al tramonto i templi si illuminano e lo spettacolo è davvero emozionante. Peccato essere arrivate alla macchina MOLTO prima degli altri, sudate, accaldate e… senza le chiavi! Per poter bere un sorso d’acqua, che era nell’auto, abbiamo dovuto aspettare un bel po’. Dopo la corsa più breve e più faticosa della mia vita, i minuti di attesa più interminabili!
Ad Ortigia, invece, alloggiavamo nell’hotel più bello. Quello che aspettavamo con impazienza fin dal primo giorno: quello con la spa. Peccato che dopo una mezz’oretta di sauna e idromassaggio, le due iperattive iniziassero ad annoiarsi. È bastata un’occhiata per capirsi: «usciamo di qui e andiamo a correre».
Abbiamo saputo solo dopo, dal cameriere che ci spiava dal ristorante all’ultimo piano, che il giro completo dell’isola misurava all’incirca 5km, cioè la distanza che ci eravamo prefissate per quel giorno. Abbiamo optato invece per un’andata e ritorno sul lungomare, attraversando il porto e la Fonte Aretusa. La leggenda narra che la bella ninfa Aretusa si rifugiò sull’isola per sfuggire alle attenzioni di Alfeo, figlio del dio Oceano, che di lei si era innamorato. Aretusa fu trasformata in fonte e Zeus, commosso dal dolore di Alfeo, lo trasformò in fiume sotterraneo, permettendogli di unirsi a lei proprio in quel punto.
Intorno a questa fonte di acqua dolce crescono papiri e ficus immensi. Attraversarli è un piacere non solo per gli occhi ma anche per le orecchie: il luogo è infatti abitato da numerosi uccelli (non so dirvi di quale specie) che lo animo con il loro canto.
Niente prestazioni eccezionali dal punto di vista sportivo per noi in Sicilia, ma due esperienze che rimarranno senz’altro impresse nella nostra memoria.
E intanto la data della 15k si avvicina…
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[Questo post fa parte della serie #ChangeForTheBetter]