La Favola dei Caldomorbidi
C’era una volta un luogo, molto, molto, molto tempo fa, dove vivevano delle
persone felici. Fra queste persone felici ve n’erano due che avevano per nome
Luca e Vera. Luca e Vera vivevano con i loro due figli Elisa e Marco.
Per poter comprendere quanto erano felici dobbiamo spiegare come erano
solite andare le cose in quel tempo e in quel luogo.Vedete, in quei giorni felici, quando un bimbo nasceva trovava nella sua culla, posto vicino a dove appoggiava il suo pancino, un piccolo, soffice e caldo sacchetto morbido. E quando il bambino infilava la sua manina nel
sacchetto, poteva sempre estrarne un… “caldomorbido”.
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“La favola dei caldomorbidi” non è una favola come le altre. Scritta nel 1969 da Claude Steiner (da non confondersi con Rudolf Steiner) psicologo e stretto collaboratore di Eric Berne, (fondatore dell’Analisi Transazionale) è una metafora del bisogno umano di contatto e riconoscimento. Un utile strumento per una prima alfabetizzazione sulle emozioni e sulla comunicazione.
Questo libro è in assoluto uno dei migliori acquisti che io abbia fatto. L‘analisi transazionale è uno strumento potentissimo nella sua semplicità. Mi ha aiutata non solo a superare momenti difficili, ma anche a crescere e soprattutto ad uscire da alcuni meccanismi contorti nei quali ero intrappolata.
Così come è accaduto con lo yoga, desideravo trasmettere ai miei figli ciò che avevo imparato, perché potessero “partire con il piede giusto” fin da piccoli.Quando ho scoperto “La favola dei caldomorbidi” non ho potuto fare a meno di portarmela a casa. I bambini l’hanno subito amata moltissimo e, ovviamente, hanno voluto i loro caldomorbidi.
Conoscendomi, immaginerete che non me lo sono fatto dire due volte. E così è iniziata la caldomorbidomania. Abbiamo inventato diversi tipi di caldomorbidi, ma soprattutto abbiamo iniziato a scambiarceli regolarmente.
Conoscendomi, immaginerete che non me lo sono fatto dire due volte. E così è iniziata la caldomorbidomania. Abbiamo inventato diversi tipi di caldomorbidi, ma soprattutto abbiamo iniziato a scambiarceli regolarmente.
Non che prima da queste parti mancassero le coccole. Ma da quando i termini “caldomorbido” e “freddoruvido” sono entrati a far parte del nostro vocabolario, le discussioni sono diventate più semplici e i diverbi più rari, o quantomeno più brevi.
Quando proprio devo intervenire in un battibecco tra i miei figli, basta che io faccia notare all’uno piuttosto che all’altro che sta “dando un freddoruvido” o un “falso caldomorbido” a suo fratello/sorella.
In questo modo, innanzitutto strappo loro un sorriso. Seconda cosa, si rendono immediatamente conto di cosa sta succedendo e corrono a prendere un caldomorbido da dare all’altro. I risultati sull’equilibrio familiare sono davvero sorprendenti.
In casa nostra, usiamo ormai i caldomorbidi ogni giorno. Anche nella relazione genitore-bambino e in quella marito-moglie. Non solo. Diffondiamo “La buona novella” e creiamo caldomorbidi da distribuire ai nostri cari.
Il libro illustrato “La favola dei caldomorbidi“ edito da Artebambini Bazzano è purtroppo un adattamento e non di una traduzione fedele. Se preferite potete stampare la versione originale qui e proporre ai vostri bambini dei caldomorbidi da toccare con mano realizzando insieme dei grossi pompon.