La Dieta Zero Grano (Testata Sulla mia Pelle)
Quest’estate ho letto, tra l’altro, “Il Punto Vincente” di Novak Djokovic (citato da Marco Montemagno nella sua “about” page). In questo libro autobiografico, il campione racconta – tra l’altro – di come la sua vita sia cambiata dopo aver eliminato il glutine dalla sua dieta.
Per me che vivo al 90% di pasta, pizza e pane, il solo pensiero di eliminare il glutine è sempre stato un incubo. Fortunatamente non soffro di celiachia, quindi posso continuare con la mia dieta a base di carboidrati, squilibrata ma felice.
Il libro di Djokovic però mi ha incuriosita. Lui non predica uno stile di vita gluten free ma invita i lettori a provare ad eliminare i diversi alimenti (uno alla volta, per poter capire esattamente quale fa la differenza) per poter capire se ce ne sono alcuni dannosi per la propria salute.
In passato ho già fatto esperimenti sulla mia alimentazione. Seguendo il consiglio del mio osteopata, quando soffrivo per un problema al ginocchio, ho provato ad eliminare la carne, e devo ammettere che le mie articolazioni ne hanno tratto vantaggio. Ho testato anche la dieta crudista, che mi ha disintossicata e letteralmente ricaricata. Ma non sarei mai stata capace di eliminare il grano.
O forse sì.
Dopo quello di Djokovic ho letto il libro William Davis (o meglio, del dottor William Davis) “La Dieta Zero Grano“. Qui siamo ad un altro livello, e la propaganda anti-glutine è talmente spietata che ho deciso di fare una prova.
Il test: due settimane
Due settimane senza glutine non sono state difficili come immaginavo. Ho mangiato bene. Ho mangiato meno del solito, ma non ho mai avuto fame. E devo ammettere di non aver neanche avuto una voglia irresistibile dei cibi di cui mi stavo volontariamente privando, nonostante li preparassi per i miei figli e per mio marito.
Credo sia vero ciò che afferma il dottor Davis sul grano: più ne mangi, più ne hai voglia. Eliminandolo non ho sofferto di crisi di astinenza (come invece pare capiti abbastanza di frequente, almeno all’inizio) e mi sono adattata bene, forse anche perché sapevo che si trattava di un esperimento e che la durata era limitata a due settimane.
Con il passare dei giorni ero sempre più sollevata nel non notare grandi differenze: questo significava che non ero intollerante al mio cibo prediletto. Sono comunque andata avanti e al termine delle due settimane mi sono pesata, aspettandomi una leggera perdita di peso. La bilancia, invece, segnava mezzo chilo in più del solito.
Le mie amiche francesi mi prendono in giro perché non ingrasso nonostante la mia dieta a base di carboidrati. Mi dicono che è grazie al mio metabolismo italiano. Beh, sto iniziando a crederci!
Per fortuna 500 grammi non sono un dramma, e ho festeggiato la fine della “dieta” pranzando con un bel panino al salame.
Un paio di ore dopo, una fame tremenda.
Ho mangiato una barretta di cereali.
Un’ora dopo, di nuovo una fame tremenda. Avevo così tanta fame che ho considerato l’eventualità di cenare prima della lezione di yoga delle 18,30.
Mi sono trattenuta, ma sono rientrata a casa con una fame da lupo.
Le mie conclusioni
- Non sono intollerante al glutine… anzi.
- Se voglio restare in forma, devo vivere di pasta, pizza e pane.
- Il grano (o il glutine, o qualche altra diavoleria in esso contenuta) fa venire una gran fame. Davis parla di questo effetto collaterale nel suo libro, e se prima non l’avevo mai notato – probabilmente perché avere spesso fame per me era normale, ora posso confermarlo.
Come al solito non predico nulla ma, dopo aver concluso il mio esperimento, ti invito a fare il tuo per scoprire se ci sono alimenti che danneggiano la tua salute.
Magari l’hai anche già fatto… se sì, cosa hai scoperto?