Jean Piaget e lo sviluppo cognitivo del bambino

JP

Scienziato, psicologo e filosofo, contemporaneo di Rudolf Steiner e di Maria Montessori, le sue teorie sullo sviluppo cognitivo del bambino hanno più di un punto in comune con i due illustri personaggi sopra citati.

La Montessori, in particolare, cita spesso Piaget come fonte di ispirazione. Proprio come la sua collega, Piaget ebbe occasione di lavorare con i malati mentali.

Nato a Neuchatel (Svizzera) nel 1896, Piaget seguì inizialmente una formazione scientifica, per poi orientarsi verso la psicologia. Iniziò ad occuparsi di psicologia dello sviluppo quasi per caso. Diventato padre, continuò a studiare lo sviluppo dell’intelligenza e del linguaggio anche attraverso i suoi tre figli.

“La nascita dell’intelligenza nel fanciullo” (edito da Giunti e Barbera) è considerato la sua opera più importante. E’ qui che Piaget introduce la sua teoria detta costruttivista. Secondo Piaget, lo sviluppo intellettuale del bambino procede per stadi (con alcune differenze, ritroviamo questa teoria anche nelle opere di Rudolf Steiner e di Maria Montessori). Il bambno passerebbe quindi da un’intelligenza essenzialmente pratica, allo sviluppo graduale del pensiero astratto.

Gli stadi di sviluppo definiti da Piaget sono:

Stadio senso-motorio (dalla nascita ai due anni): il bambino esplora il mondo attraverso i sensi. L’acquisizione principale, in questo stadio, è la permanenza dell’oggetto.

Stadio pre-operatorio (dai due ai sette anni): il bambino padroneggia ormai il linguaggio, così come le nozioni di spazio-tempo e di quantità. Non è ancora in grado di padroneggiare concetti astratti, ma inizia a ragionare attraverso le parole e i simboli.

Stadio operatorio o delle operazioni concrete (dai sette agli undici anni): il bambino inizia a concettualizzare, a padroneggiare i ragionamenti logici.

Stadio formale o delle operazioni formali (dagli undici anni in poi): il bambino è ormai in grado di elaborare delle ipotesi e di sperimentarle. E’ ormai pronto per affrontare questioni di ordine morale.

Uno degli argomenti che Piaget affrontò con grande interesse è quello del linguaggio. Opponendosi alle teorie genetiche del linguista americano Noam Chomsky, Piaget sosteneva che il linguaggio fosse costituito dalla continua interazione con l’ambiente circostante.

Piaget incoraggia genitori ed educatori a permettere ai bambini di sperimentare direttamente invece di relegarli al ruolo di semplici spettatori delle esperienze altrui. A lasciarli tentare e anche sbagliare. Perché è così che si impara davvero.

A chi volesse approfondire l’argomento, consiglio i seguenti testi di Piaget:

La nascita dell’intelligenza nel fanciullo (Giunti e Barbera)

La psicologia del bambino (Einaudi)

La rappresentazione del mondo nel fanciullo (Bollati Boringheri)

A chi invece voglia integrare le informazioni (ovviamente molto, molto sintetizzate) da me fornite in questo post, passo la palla nella sezione dei commenti.