Il (finto) problema delle bambine in bikini
Ogni estate si ripropone (sul web e non) l’annosa questione delle bambine in bikini. E le foto delle bimbe sui social network sono spesso terreno di “Brava, che non le metti il pezzo di sopra!” oppure, nel caso contrario, giri di parole che significano più o meno: “Madre degenere, che mandi tua figlia in giro come una lolita”.
È vero, ormai quasi tutti i costumi da bagno per bambine sono proposti in versione due pezzi. Questo è un peccato, perché ci costringe a comprare il pezzo di sopra anche se non lo useremo. Dovremmo avere la possibilità di scegliere. Ma anche le nostre figlie dovrebbero avere la possibilità di scegliere una cosa frivola come un semplice costume da bagno. Non credo, davvero, che portare il bikini causerà danni alla loro autostima o le trasformerà in mini-adolescenti precoci. Il problema non sta nel costume da bagno ma nell’atteggiamento.
Amiamo i nostri figli oltre ogni misura. Vorremmo educarli nel migliore dei modi, rispettare le opinioni che ancora non hanno espresso e che forse non esprimeranno mai. Sì, siamo dei buoni, degli ottimi genitori, e lo saremmo ancora di più se ci rilassassimo un po’.
«Se tiri troppo la corda, si spezzerà. Se la tiri troppo poco, non suonerà»
Questa massima buddhista è da sempre la mia filosofia di vita, e cerco di applicarla anche e soprattutto nell’educazione dei miei figli.
Mia figlia Gloria si autodefinisce “un maschiaccio”. In realtà indossa indifferentemente abitini di tulle e tute slabbrate, ma il suo atteggiamento non è affatto da principessina. Chiara è un po’ più femminile ma si ispira molto a sua sorella, ed è comunque ancora molto piccola.
Al mercato del nostro paesello c’è un banco di costumi che a fine stagione liquida tutto ad un prezzo compreso tra i tre e i cinque euro. Io lo so e ogni anno faccio il pieno di costumi per i bambini per la stagione successiva. Ovviamente la scelta, per i costumi da bimba, è tra costume intero e bikini. Ho sempre optato per quest’ultimo, ma alle bimbe non davo mai il pezzo di sopra. Loro però sapevano che esisteva. A volte lo tiravano fuori dai cassetti e lo usavano, in casa, per giocare.
Poi hanno iniziato a volerlo utilizzare anche in spiaggia. Il motivo per cui a me non piaceva non è etico o filosofico: mi dispiaceva vedere addosso alle bimbe il segno del costume. Preferivo avessero una bella abbronzatura dorata ed uniforme. Ma loro avevano voglia di coprirsi, come faccio io. Ho spiegato loro che non ne hanno bisogno, perché non hanno ancora “niente da coprire”, ma hanno insistito.
E sapete perché? Per lo stesso motivo per cui giocano con le mie scarpe o con i miei rossetti: per il momento sono io il loro modello, e vogliono assomigliarmi il più possibile. Non vogliono andare in spiaggia a fare le lolite in reggiseno. Vogliono fare come la mamma. E non c’è niente di più naturale.
Però non le lascerei mai uscire con il rossetto o con i tacchi. Allora perché portarle al mare con il reggiseno? Perché in fondo non ci vedo niente di male, perché nel loro atteggiamento non vedo nessuna ambiguità e perché, tra le tante cose che desiderano e che non possono avere, mi fa piacere accontentarle di tanto in tanto.
Perché non ho voglia di creare problemi che – secondo me – non esistono.
E voi cosa ne pensate? Condividete la mia opinione o siete tra le mamme anti-bikini?