A Colonia con Skylanders
Nelle scorse settimane io e Leo siamo stati al Gamescom (una grande fiera dedicata ai videogiochi) di Colonia ,ospiti di Activision, la casa di produzione italiana di Skylanders. Un week-end in tête à tête che abbiamo entrambi apprezzato moltissimo. Insieme a noi, Arianna de “Il mercatino dei piccoli“ e suo figlio Alessandro. I ragazzi hanno potuto ammirare in anteprima i nuovi personaggi di Skylanders Trap Team… … e testare la nuova versione del gioco che uscirà ad ottobre. Ma soprattutto hanno potuto incontrare dal vivo Paul Reiche, inventore degli Skylanders, e ascoltare la sua storia. Una di quelle che piacciono a me: da ragazzino Paul sognava di dare vita ai suoi giocattoli. Da adulto è riuscito a realizzare questo sogno (per chi non li conoscesse, i personaggi Skylanders si “animano” entrando nel videogioco quando vengono appoggiati sull’apposita piattaforma). All’interno del gioco gli sviluppatori hanno cercato di inserire tanti piccoli messaggi educativi: le bibite gassate, ad esempio, non fanno bene agli Skylanders. Nella nuova versione, poi, è possibile catturare i cattivi e redimerli, facendoli diventare buoni. Ma la cosa più emozionante è stato l’entusiasmo che abbiamo visto negli occhi di Reiche e del suo team:
«Mi alzo al mattino, faccio colazione, poi vado in ufficio.
Faccio mostri tutto il giorno. È il lavoro più bello che esista!»
E se i giochi di Reiche prendono vita entrando nel videogioco, al gamescom abbiamo scovato un grande classico che, invece, ha intrapreso il percorso inverso: il pac-man da tavolo. Un vero gioiello per appassionati! Il giorno successivo Activision ha organizzato per i suoi piccoli ospiti un coderdojo (un laboratorio di programmazione per bambini), durante il quale avrebbero potuto sfoderare tutta la loro creatività e realizzare da sé il proprio videogioco. I mentor tedeschi però non avevano ben capito cosa significasse “tutta la loro creatività”. Avevano previsto un personaggio che avrebbe dovuto andare a caccia di stelline. Ai bambini non restava che mettere insieme i pezzi. Quando lo ha capito Leonardo ha subito commentato: «Ma non possiamo crearlo noi il nostro personaggio?». I ragazzi si sono guardati un attimo e… «Certo, perché no!». Ed ecco il suo personaggio, trasportato dalla carta allo schermo, per poi essere ritagliato e inserito nel videogioco. Peccato che quando dai un dito ad una manciata di ragazzini creativi, questi si prendano non solo il braccio, ma anche tutto il resto. E i poveri volontari hanno dovuto sudare sette camicie per star dietro alle richieste dei loro piccoli allievi che hanno voluto cambiare anche lo sfondo e le modalità del gioco. In certi momenti li guardavano quasi con ammirazione, per la valanga di idee che riuscivano a sfornare senza sosta. Lo dico sempre: fa bene passare del tempo con i bambini. Può essere faticoso ma è senza dubbio stimolante!