Aspettando il Principe Azzurro…
Qualcuno trova strano che un bambino (maschio) giochi con le bambole. Mi sono sentita dire che questo potrebbe “influenzare” la futura identità sessuale di mio figlio.
Vorrei rassicurare chi la pensa in questo modo: i bambini, fino all’età di sette anni, imitano gli adulti che hanno intorno. Un bambino, maschio o femmina che sia, che passa la maggior parte del tempo con la mamma, giocherà a passare l’aspirapolvere, a cucinare, a stirare. A meno che non gli si dia una pistola giocattolo e lo si piazzi davanti alla TV per permettergli di sipirarsi a modelli più “virili”.
Un bambino che vede la sua mamma accudire la sorellina (o il fratellino) giocherà a cambiare la bambola. Mio figlio ha avuto la fortuna di vedere anche suo padre occuparsi tanto di lui quanto di sua sorella, ed è proprio con lui che si identifica. Quando mette a letto il suo bambolotto, questo gli risponde “buonanotte papà”, e non “buonanotte mamma”. Leonardo sa di essere un maschio, ma sa anche che un uomo puo’ occuparsi dei suoi figli senza per questo essere meno uomo, anzi.
Sono sicura che, un giorno, sarà un ottimo papà.
Ora che ha sette anni, Leonardo ha perso piano piano interesse per le bambole. Le conserva però con affetto nella sua nuova cameretta, e le rimette a letto quando le sue sorelle, dopo averci giocato, le lasciano in giro. Niente danni irreparabili quindi, anzi… un incentivo a prendersi cura delle proprie cose e delle altre persone.
E poi ci sono le favole. Anche questo è un argomento di cui ho parlato tempo fa in un post piuttosto controverso. Tra le altre ragioni per le quali non amo particolarmente le fiabe dei fratelli Grimm, c’era appunto il fatto che, spesso e volentieri, queste fiabe propongono alle bambine modelli decisamente poco ispiranti:
Quella che trovo più irritante di tutte è forse Biancaneve. Biancaneve quella vera, quella originale, dei fratelli Grimm. I nani la mettono in guardia mille volte contro la strega, che si presenta ripetutamente sotto mentite spoglie allo scopo di farla fuori, e lei ci casca ogni volta. Per non parlare del principe che si innamora di un (presunto) cadavere, e che se lo vuol portare a casa.
Ecco, alle mie figlie femmine io non voglio trasmettere un modello di questo genere. Per me l’eroina della favola deve essere una sveglia. Meglio ancora, un po’ imbranata all’inizio, ma che impari dalle sue esperienze a non commettere due (o più) volte lo stesso errore.
Alle mie figlie non voglio insegnare che basta essere belle perché un principe a cavallo si innamori di loro e le sposi nel giro di pochi minuti, risolvendo tutti i loro problemi. Questo genere di modello ha rovinato la vita di molte trenta-quarantenni che “non riescono a trovare l’uomo giusto”. In realtà non riescono ad “accontentarsi” di uno che non abbia cavallo, mantello, ciuffo biondo e servitori a seguito.
Ma lo avete visto Shrek 4? Fiona era già nella mia top ten delle principesse fin dal primo Shrek ma quando, nel quarto episodio della serie, si stufa di starsene in cima alla torre ad aspettare e se ne scappa da sola, vola direttamente in cima alla classifica.
Io spero con tutto il cuore che ciascuna delle mie figlie trovi un giorno un uomo bello, dolce, intelligente e magari anche ricco. Ma credo che avranno molte più possibilità di essere felici (e anche di riuscire a sposare “l’uomo giusto”) se saranno sveglie, forti, audaci ed indipendenti.
Credo che sicurezza e stabilità non dipendano dal lavoro, dallo status sociale o dalle conferme esterne, e spero di riuscire a trasmettere ai miei figli sicurezza in se stessi e stabilità interiore.
Perché se mancano queste, non c’è principe azzurro che tenga…