A Proposito di Babbo Natale
Leonardo ha sette anni e mezzo e crede fermamente in Babbo Natale.
Già dall’anno scorso, capita che torni a casa arrabbiato perché qualche amichetto gli ha detto che Babbo Natale non esiste, e che i regali li fanno mamma e papà.
Queste affermazioni non insinuano in lui la minima ombra di dubbio. Mentre lui borbotta, lamentandosi di ciò che gli è stato detto, io tremo al pensiero che mi ponga la fatidica domanda: “Perché Babbo Natale esiste, vero mamma?”
Perché adesso come adesso, a sette anni e mezzo, non saprei davvero cosa rispondere. Non potrei dirgli sì, sapendo che scoprirà presto il contrario. Penserebbe (a ragione) che gli ho mentito. Non potrei nemmeno dirgli no, facendo crollare i suoi sogni incantati.
Penso che cercherei di cavarmela con un diplomatico “Tu cosa ne pensi?” per poi associarmi alla sua opinione.
Fin dall’inizio ho coltivato il mito di Babbo Natale affiancandolo a quello dei regali di amici e parenti. Prima di tutto perché la storia di Babbo Natale che passa anche a casa dei nonni, degli zii e degli amici vari non mi ha mai convinta. Poi perché c’è chi vuole “stupire con effetti speciali” e non ci sta a lasciare che sia Babbo Natale a prendersi tutto il merito. E poi perché, credevo, questo avrebbe mitigato la delusione, nel giorno fatidico in cui i bambini avessero scoperto la verità.
Invece ora vedo il mio piccolo, grande Leonardo lottare per restare aggrappato alla sua infanzia, alla sua innocenza, alla sua ingenuità. A quel mondo fatto di sogni, di incanto e di magia che tra poco si lascerà alle spalle. Qualcuno dice che è fin troppo grande per credere in Babbo Natale. Io dico che non si è mai troppo grandi per sognare.