Educare per fermare la violenza
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Ultimamente si è molto parlato di femminicidio e violenza sulle donne. Questo argomento mi tocca da vicino in quanto donna, ma soprattutto in quanto testimone delle violenze e delle minacce subite da mia madre sotto i miei occhi di bambina.
Non si fa altro che ripeterlo: l’amore non può essere violento. Quello che spinge a maltrattare ed uccidere è l’attaccamento morboso insieme ad una sorta di delirio di onnipotenza. Se non sei mia, non sarai di nessun altro. Chi se ne importa se per impedirlo rovinerò la tua vita, la mia, e anche quella dei nostri figli.
L’amore è rispetto. L’amore è libertà. Amare qualcuno significa desiderare la sua felicità, seppur lontano da noi. Sembrano frasi fatte ma crescendo (forse dovrei dire “invecchiando”) mi rendo conto di come questo sia non solo possibile, ma indispensabile. Amare significa dare, non pretendere. E ancor meno prendere con la forza.
E’ necessaria una grande maturità per riuscire ad amare in modo incondizionato e disinteressato. Per desiderare il bene dell’altro, anche se questo contrasta con il nostro. E’ utopistico pensare che questo possa succedere davvero, nella maggior parte dei rapporti umani?
Secondo me no. Credo che questo traguardo verrà raggiunto, nel corso dell’evoluzione.
Il punto è che quel traguardo è ancora lontano. Ma non per questo dobbiamo rassegnarci e smettere di andare in quella direzione. Come? Noi genitori abbiamo un’arma potentissima. La più potente di tutte, probabilmente: l’educazione.
“Se ti rivolgi ai bambini, che sono il futuro già nel presente, e li spingi, li educhi, li porti alla creatività, può darsi che tra mille anni la vita sia diversa” (Bruno Munari)
E’ importante educare i nostri figli alla non-violenza. Se esistesse una ricetta infallibile la scriverei qui sotto. Ma siccome non è così, mi limiterò ad elencare ciò che credo sia utile per lavorare in questa direzione, sperando che vorrete aggiungere le vostre considerazioni personali per arricchire la discussione.
Educare alla non violenza significa, ovviamente, non usare la violenza. Se “una sculacciata non ha mai fatto male a nessuno”, trasmette comunque un messaggio: se non so come altro ottenere ciò che voglio, posso ricorrere all’uso della forza. Questo non significa che sia un cattivo genitore chi, in un momento di rabbia, ha sculacciato i propri figli. Ma è importante comprendere che la sculacciata è un fallimento. Significa che non siamo riusciti a trovare un modo efficace per trasmettere il nostro messaggio. Dobbiamo lavorare sulla comunicazione.
Educare alla non violenza significa non permettere che i bambini assistano a scene di violenza. Questo vale soprattutto in casa. Come si sa, chi ha subito violenze, chi è cresciuto in un clima violento, tende a riprodurre quanto vissuto nell’infanzia (ad essere violento a sua volta o a diventare vittima di un coniuge violento). Motivo in più perché una donna (ma succede anche agli uomini di essere maltrattati dalle mogli, anche se se ne parla molto meno) non può e non deve accettare di subire violenze. La posta in gioco è troppo grande. Se non riesci a farlo per te stessa, fallo per i tuoi figli.
E’ importante inoltre imparare ad accettare la frustrazione. Non sempre possiamo avere ciò che desideriamo. Non serve a niente pestare i piedi o, più tardi, pestare la moglie. La vita è una miniera di meravigliose opportunità, ma è anche piena di ostacoli. Dobbiamo insegnare ai nostri figli a perseguire i propri obiettivi con tutte le loro forze ma anche ad accettare la realtà, per quanto dura. Facile a dirsi, vero? Ma come si insegnano queste cose? Attraverso l’esempio.
E siccome non si può dare ciò che non si ha, dobbiamo per primi imparare a controllare le nostre reazioni. Non mi stancherò mai di ripetere quanto lo yoga e la meditazione siano utili in questo senso. Ma gli stessi risultati possono essere raggiunti percorrendo strade diverse: coltivando l’empatia e la compassione, prendendo coscienza del fatto che siamo tutti profondamente connessi e che il bene del singolo non può essere indipendente dal bene della collettività.
Pretendere ciò che non si può avere (attenzione, questo è molto diverso dal lottare con tutte le proprie forze per raggiungere obiettivi apparentemente impossibili) e credersi superiori agli altri: questi sono, secondo me, i primi passi verso la violenza. Un male che possiamo combattere educando i nostri figli in modo responsabile.
Cosa ne pensate? E cosa fate, nel vostro quotidiano, per contribuire a combattere questo male?