Terza (ed ultima!) puntata
Brave, brave. Avete indovininato. E’ proprio lui che mi sono trovata davanti quel giorno, a Londra.
Mi sono subito rivolta a lui in italiano, e gli ho venduto sette paia di scarpe. Abbiamo chiacchierato del più e del meno.
Al momento di pagare, mi ha chiesto da dove venissi in Italia. Ho risposto semplicemente “Torino”. Ma credo che il mio sguardo sia stato abbastanza eloquente. Lui infatti ha capito subito. Gli ho detto che ci aveva fatto un bello scherzetto, durante l’ultimo concerto.
In quel momento, mi è sembrato di trovarmi davanti ad un bambino, colto in flagrante mentre disobbediva ai genitori.
Mi ha detto di non sapere cosa gli fosse preso quella sera. Di essere cosciente del fatto di aver commesso un errore. E mi ha chiesto scusa. Il tutto con una semplicità ed umiltà sconcertante.
Non credo, come diceva qualcuno nei commenti al post precedente, che si sia scusato “per vendere un disco in più”. Sono convinta che si sia scusato davvero con il cuore (in caso contrario, è ancora meglio come attore che come cantante).
Se è vero che, idealmente, avrebbe dovuto scusarsi pubblicamente e magari anche rimborsare (almeno in parte) i biglietti venduti, per quanto riguarda me personalmente questa storia ha davvero dell’incredibile.
Quando ho detto di volere da lui delle scuse non avrei mai pensato di poterle ottenere realmente.
Come dice la mia amica Eliane, “Bisogna fare attenzione a ciò che si chiede all’Universo!”