Impara l’arte… e insegnala ai tuoi figli!
Paulo Coelho scriveva, qualche anno fa, che la felicità è quella cosa che si moltiplica quando viene condivisa. Sono assolutamente d’accordo con questa affermazione, e vorrei aggiungere che c’è un’altra cosa molto importante che si moltiplica quando viene condivisa, ed è la conoscenza.
Io vivo in Francia e a volte, quando le persone mi sentono parlare in italiano con i miei figli, si complimentano con me: “Che brava che sei stata!”. In realtà non ho fatto niente di eccezionale: ho semplicemente parlato ai miei figli nella mia lingua fin dalla nascita, nonostante vivessimo in un altro Paese. A quanto pare, però, questa scelta non è così scontata. Spesso scopro infatti che le persone in questione sono di origine straniera e non hanno pensato a trasmettere la loro lingua ai figli. Oppure i loro genitori, emigrati, non l’hanno fatto con loro. Che peccato! Che spreco! Avrebbero potuto avere una lingua in più in tasca a costo zero!
Lo stesso accade con molte abilità che, per un motivo o per l’altro (in genere semplicemente perché non ci pensiamo) non trasmettiamo ai nostri figli, privandoli di un regalo estremamente prezioso.
Ricordo che, da ragazza, un amico mi ha raccontato una cosa che mi ha colpita molto. Il giorno del suo diciottesimo compleanno suo padre lo aveva portato in garage. Insieme avevano aperto il cofano della macchina, smontato il motore, osservato, spiegato, e rimontato. Nonostante l’avessi studiato a scuola guida, io non capivo nulla di quello che succedeva sotto il cofano della mia auto. Lui invece dava sempre una mano a tutti quando si trattava di meccanica.
Ricordo di aver pensato “Quando avrò dei figli, chiederò a mio marito di fare lo stesso”. Peccato che mio marito non capisse nulla di motori. Poco male, ma che delusione quando ho scoperto che suo padre, invece, era un gran bravo meccanico. Perché non aveva trasmesso le sue conoscenze a suo figlio, creando tra l’altro un memorabile momento di complicità?
Forse pensava che suo figlio, avendo lui, non ne avesse bisogno. Forse non aveva voglia di perdere tempo a smontare un motore senza motivo. O forse quando glie l’aveva proposto, il figlio aveva preferito andarsene in giro con gli amici. Non so quale sia il motivo, ma trovo che sia un gran peccato. Io e Jean ci siamo spostati molto in 20 anni di vita comune e lui ha dovuto più volte reinventarsi professionalmente. Se fosse stato bravo con i motori, avrebbe avuto delle opportunità in più.
Queste riflessioni mi hanno spinta a cercare di trasmettere ai miei figli tutto ciò che posso, e ad incoraggiare Jean a fare altrettanto. Per essere insegnanti di yoga, ad esempio, non esistono diplomi legalmente riconosciuti. Il che significa che chiunque può decidere di lavorare come insegnante di yoga. Cosa poco etica, sono d’accordo… a meno che la persona in questione non abbia praticato lo yoga fin da bambino e possieda quindi tutte le competenze necessarie. Ok, i miei figli non vogliono fare gli insegnanti di yoga, ma questa competenza (a parte gli indubbi vantaggi della pratica personale) può essere molto utile in un periodo della vita. Durante il nostro viaggio in Thailandia, ad esempio, abbiamo conosciuto una ragazza olandese. Insegnante di yoga, viaggiava in giro per il mondo finanziandosi con lezioni improvvisate che dava sulle spiagge. Se lo vorranno, i miei figli potranno fare altrettanto. Mi pare un gran bel regalo! Oltretutto, quando praticheranno o insegneranno (ammesso che lo facciano) ricorderanno un momento di condivisione con la loro mamma.
Ora che mi ritrovo a dover gestire la casa da sola, ripenso a come faceva mia madre e cerco di sbrigarmela da me per la maggior parte dei lavoretti. Ogni volta coinvolgo uno dei miei figli. Ora sanno come tappare un buco nel muro, ridipingere una parete, cambiare una lampadina, potare un cespuglio e riparare un recinto. Tutte cose che saranno utili in futuro. Tutte “attività di vita pratica” che li aiutano a sentirsi in gamba e a migliorare l’autostima.
Se molti immigrati della generazione precedente alla mia non insegnavano la loro lingua ai figli, è perché probabilmente volevano integrarsi e pensavano che la loro lingua madre non sarebbe servita a nulla. E come la mettiamo quando si vanno a trovare i parenti? E con tutte le connessioni neuronali che state gettando nella pattumiera? Ok, di questo all’epoca non si parlava ma oggi sappiamo che ogni nuova competenza stimola una diversa area del cervello. E allora regaliamole, le nostre competenze, ai nostri figli! Fin da piccoli possiamo condividere con loro le attività che ci appassionano o che svolgiamo per mestiere. Le impareranno senza sforzo e le “metteranno da parte”. Un giorno potrebbero servire, oppure no. In ogni caso, chi sa fare può scegliere di fare o non fare. Chi non sa fare non ha scelta.