L’astronauta ai giovani: l’importante è osare!
A 40 anni Thomas Pesquet è il più giovane membro del Corpo Astronautico Europeo. In un’intervista sul quotidiano francese Le Monde racconta le sue origini: nonni agricoltori, genitori insegnanti. Fino all’età di vent’anni non aveva mai messo piede su un aereo e il suo avvenire non era affatto prevedibile. Dopo aver letto questa intervista l’ho mandata ai miei figli perché la leggessero, e ho deciso di condividerla qui perché credo possa essere di grande ispirazione anche per i giovani italiani.
Thomas racconta che all’età di 16 anni, quando gli chiedevano che mestiere volesse fare, non sapeva rispondere. Il che, prosegue, era estremamente frustrante. A quell’età stai per prendere decisioni importantissime e il peso di questa responsabilità è enorme. Hai paura di sbagliare e di perdere la tua occasione. Rivolgendosi ai giovani in procinto di decidere del loro avvenire, Pesquet li esorta a rilassarsi: «La vita è fatta di tantissime occasioni e opportunità. Potrai perderne alcune, ma ce ne saranno altre che si presenteranno. L’importante è non abbassare la guardia ed essere pronti a rimettersi in gioco. Hai scelto un percorso di studi o un lavoro che non ti piace? Prova qualcos’altro: non è mai troppo tardi per cambiare!».
Prima ingegnere, poi pilota di linea e in seguito istruttore di volo prima di approdare al Corpo Astronautico Europeo, Thomas consiglia ai giovani di provare un gran numero di esperienze e, soprattutto, di osare. Il più grande ostacolo è l’autocensura.
Non abbiate paura di osare
«Il giorno in cui ho partecipato alla selezione per diventare pilota di linea, che dava accesso ad una costosa formazione sponsorizzata da Air France, pensavo di dover affrontare decine di migliaia di altri candidati. Invece eravamo a malapena mille». Possibile, si chiede Pasquet «che non ci fossero in Francia più di mille persone che desideravano diventare piloti di linea? Certo che c’erano, ma non credevano di farcela. Non hanno osato nemmeno presentarsi. Che cosa rischiavano? Niente di peggio di quello che hanno ottenuto rinunciando a tentare».
«Un’altra cosa che ho imparato è che bisogna restare aperti e flessibili, non cristallizzarsi su un unico obiettivo: nelle selezioni a cui ho partecipato c’erano persone che sapevano tutto a memoria: parlavano, mangiavano e dormivano da astronauti. Tutta la loro vita era orientata verso questo obiettivo. E non erano mai loro ad essere selezionati».
Lavorare sodo e coltivare le proprie passioni
«Non voglio farvi la predica» aggiunge l’astronauta «ma ottenere buoni risultati a scuola significa accedere a maggiori possibilità in seguito. Non studiate per far piacere ai vostri genitori o ai vostri insegnanti. Studiate per assicurarvi di avere accesso ad un maggior numero possibile di opportunità. Nella mia vita ho avuto accesso a formazioni che i miei genitori non avrebbero mai potuto permettersi, perché ho lavorato sodo».
Pesquet prosegue invitando i ragazzi a coltivare le proprie passioni: «Senza ciò che ho imparato a lezione di judo, di basket e di musica non avrei mai potuto diventare astronauta». La disciplina, la costanza, la capacità di adattamento… che ti piaccia lo sport, la musica o il teatro, tutto quello che farai ti permetterà di sviluppare nuove abilità e competenze, oltre a mantenere allenato il cervello.
«Gli sport di squadra, ad esempio, insegnano la competitività ma anche la cooperazione. Che fai se sei il più scarso della squadra? O se sei il più bravo e tutti gli altri ti sembrano delle schiappe? Gli sport individuali invece ti insegnano a superare te stesso e a non mollare. Lo stesso vale per la musica».
Su 8413 candidati, solo 6 sono stati selezionati per la missione spaziale alla quale Thomas ha partecipato nel 2008. «Non ero certo il più brillante né il più intelligente. Ma so adattarmi, lavorare in gruppo, e mantenere la calma. L’equilibrio mentale è la chiave di tutto, insieme alla capacità di adattarsi restando fedeli a se stessi. Nel mondo odierno in cui i cambiamenti sono velocissimi, le generazioni future dovranno prepararsi a cambiare mestiere più volte nel corso della vita. Per prepararsi bisogna costruirsi una base solida, delle radici. Delle fondamenta su cui costruire»