Invecchiare? Non è male!
Una volta i vecchi erano considerati saggi e, per questo, apprezzati e stimati da tutta la comunità. Oggi invece si rincorre l’eterna giovinezza a suon di interventi di chirurgia estetica e stratagemmi vari. Nel suo libro Come diventare bella, ricca e stronza, Giulio Cesare Giacobbe spiega alle donne quanto il concetto di bellezza, agli occhi di un uomo, sia diverso da quello che, in genere, crediamo noi donne:
La bellezza non è una questione fisica ma psichica, di autoimmagine. Tu sei bella, qualunque sia il tuo stato, se ti credi e ti senti bella. Se fai di tutto per diventarlo lavorando sul tuo corpo invece che sulla tua mente, non soltanto stai andando per la strada sbagliata ma soprattutto rendi evidente a te stessa che sei convinta di non essere bella. E se non sei bella per te non sei bella nemmeno per gli altri.
A noi uomini piacciono le donne che si sentono belle, non quelle che lo sono. Mettetevi una volta per tutte in testa che la bellezza come la vedete voi, quell’eterna chimera che inseguite per tutta la vita, quell’eterno pomo della discordia che vi divide fra voi, non è la bellezza come la vediamo noi uomini.
In fondo lo sappiamo già, vero? Eppure è così difficile convincersene.
La buona notizia è che, con il passare degli anni, mentre quell’ideale irraggiungibile di bellezza ci sfugge in modo sempre più inesorabile, la vita ci offre altri preziosissimi doni.
La consapevolezza
Quando ero più giovane, a volte leggevo interviste di donne famose over 40. Quasi tutte parlavano della famosa «consapevolezza» che si raggiunge con l’età. Ho sempre pensato che si trattasse di una sorta di «premio di consolazione» che si riceve in cambio delle rughe. Quando il traguardo degli anta l’ho tagliato io, ho scoperto che si tratta invece di un premio inestimabile, per il quale vale la pena di passare attraverso i tormenti dell’adolescenza, le battaglie dell’età adulta, le paure che accompagnano il passare degli anni.
È vero, il corpo non è più lo stesso. Ma hai imparato ad amarlo comunque, perdonandogli le sue imperfezioni. O, nel peggiore dei casi, hai cose molto più importanti da fare e meno tempo da passare ad esaminare ogni tuo difetto davanti allo specchio.
La capacità di amare
A 40 anni non ami più come a 20. O a 30. A quarant’anni, che tu abbia dei figli o meno, sei diventata quello che in analisi transazionale si chiama un « genitore ».
Solo i genitori sanno amare. Il genitore è uno che ha imparato così bene a procurarsi il cibo che se ne è procurato in abbondanza e quindi ha la capacità di procurarne agli altri. È uno capace di dedicarsi agli altri. Capace di amare.
Con l’avanzare dell’età scopri una cosa meravigliosa: l’amore incondizionato. Sei capace di amare senza pretendere niente in cambio. Di amare anche chi non lo merita e chi non ti ricambia, se ti va. Di amare senza soffrire. Perché l’amore è in colui che ama, e il semplice fatto che il tuo cuore ne sia ricolmo ti rende felice.
Scopri finalmente che amare è davvero desiderare la felicità dell’altro. Chi lo ha scritto, sicuramente non aveva vent’anni. A quell’età la maggior parte di noi sono ancora (psicologicamente parlando, sempre in termini di analisi transazionale) bambini bisognosi di affetto e di cure e dipendenti dall’oggetto del loro amore. Maturando impari che amare significa dare. Impari ad amare gli altri come un genitore ama i propri figli.
Questo è il vero amore. L’accettazione incondizionata e assoluta dell’altro. Il darsi all’altro. Il donarsi all’altro. Il desiderio della sua felicità. Che diventa anche la nostra. Questo è l’amore.
Il rapporto con i figli
Sono stata, per parecchi anni, una mamma a tempo pieno. L’ho fatto per scelta ma devo ammettere che in alcuni momenti, presa dallo sconforto e dalla stanchezza, ho rimpianto questa decisione. Ho pensato che sarei stata meglio se avessi trascorso più tempo fuori casa. Probabilmente, se l’avessi fatto, avrei rimpianto il “tempo perso”. Le ore trascorse in ufficio invece che con i miei figli, e mi sarei sentita in colpa per questo.
Quando i bambini sono piccoli cerchiamo in ogni modo di fare le scelte migliori per loro. A volte ci dimentichiamo di noi stessi. Ci vorranno anni per sapere se abbiamo fatto la scelta giusta. Ed è molto probabile che, qualunque essa sia, loro ce la rimproverino.
Quando i figli crescono si instaura una cosa meravigliosa: il dialogo. Non illuderti: prima o poi i tuoi figli ti rinfacceranno comunque le decisioni che – alla fine – dovrai essere tu a prendere. Ma il percorso che vi porterà, insieme, a discuterne, comprese le estenuanti negoziazioni e i faticosi «ping pong» emotivi vi renderanno una squadra forte e affiatata. Aiuteranno entrambi a crescere e, anche se sul momento potrebbe non sembrare così, nelle vostre piccole, grandi battaglie, non ci saranno vincitori né vinti ma soltanto traguardi da tagliare insieme.
Quando i figli non sono più esserini dipendenti da te al 100% ma interlocutori capaci di tenerti testa e di far valere le proprie idee, il tuo ruolo di genitore diventa ancora più faticoso ma ti porta al tempo stesso grandissime soddisfazioni.
Conclusioni?
Durante le mie tre gravidanze non ho mai smesso di sorprendermi di quanto fosse meravigliosamente perfetta la natura: dall’evoluzione del feto che diventa un bambino al mutare del latte materno durante la crescita del piccolo o anche semplicemente nel corso della singola poppata.
Basta guardare un qualsiasi documentario sulla natura per riscoprire la stessa, meravigliosa, rassicurante perfezione. Perché non riusciamo a vederla anche nella nostra vita? Nei denti da latte che cadono per far posto a quelli definitivi, nella crisi adolescenziale che ci porta a costruire, non senza difficoltà, quella che sarà la nostra personalità adulta, e persino nella crisi di mezza età, che spinge alcuni di noi a mandare tutto all’aria per spiccare finalmente il volo con un prezioso bagaglio di esperienze?
C’è un solo modo per essere felici, ed è di smettere di agitarsi per cose che si trovano al di là del nostro potere d’intervento.
Epitteto
Semplice: perché siamo coinvolti. Se osservassimo questi processi dal di fuori, come uno scienziato osserva l’oggetto delle sue ricerche, li troveremmo estremamente affascinanti. Se fossimo capaci, come predicava il Buddha, di avere fiducia nella Vita e di abbandonarci alla sua corrente senza opporci a ciò che è fuori dal nostro controllo, scopriremmo che ogni fase della nostra esistenza porta con sé difficoltà e soddisfazioni, e che l’unico errore da non fare assolutamente è opporsi all’inevitabile passare del tempo. Possiamo prenderci cura di noi e invecchiare bene, anche benissimo. Ma dobbiamo accettare ogni fase della nostra vita come un preziosissimo dono, o ci autocondanneremo all’infelicità.
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Non ci credi?
Con il passare degli anni non ti sembra di aver maturato esperienza, consapevolezza, capacità di amare ma solo fallimenti, rancore ed esperienze negative? Probabilmente hai dimenticato, finora, di lavorare su di te. Perché un bambino (dipendente dagli altri) si trasformi in adulto (completamente autonomo) e poi in genitore (capace di prendersi cura degli altri) non basta il passare del tempo. Si può essere bambini anche a sessant’anni, o si può rimanere adulti concentrati su se stessi perdendosi la gioia dell’amore incondizionato. Per passare da uno stadio all’altro è necessario lavorare su se stessi. Se il passare del tempo non ti sembra arricchire la tua vita, forse è ora di prenderne in mano le redini.
Fammi accettare serenamente le cose che non è in mio potere modificare. Dammi il coraggio di modificare quelle che posso e la saggezza ai distinguere le une dalle altre.
Reinhold Neibuhr
Come? Siediti in silenzio e pensa alle cose che non ti piacciono di te. Non mi riferisco all’aspetto fisico. Come dicevo sopra citando Giacobbe, se fai di tutto per diventare bella lavorando sul tuo corpo invece che sulla tua mente, stai andando per la strada sbagliata. Ti consideri una persona troppo impaziente? Troppo nervosa? Non abbastanza tollerante? Oppure hai un’abitudine negativa della quale vorresti liberarti? Il fumo o un’altra dipendenza, ad esempio? Inizia subito a lavorare su uno di quelli che – secondo te, e non a detta degli altri – sono i tuoi difetti. Attaccali uno alla vota fino a sbarazzartene. Intanto scegli una cosa che hai sempre desiderato fare, imparare, scoprire, e inizia a lavorarci su. Se sogni di imparare il giapponese ma non puoi partire per un viaggio di sei mesi a Tokyo, comincia con qualche videolezione su YouTube.
In poche parole, inizia ad estirpare le erbacce della tua vita e, al loro posto, semina ciò che vuoi veder crescere. Allora scoprirai che, più passa il tempo, più ti avvicini alla vera essenza di te.