Montessori e le Lingue Straniere
Nei giorni scorsi sono stata in visita ad una scuola Montessori 6-12: quella che Laurent, ex maestro di Leo e Gloria ha aperto a Grasse. Proprio quel giorno era arrivata una ragazza tedesca che stava facendo una sorta di scambio. Durante la mattinata lei stava in un angolino e i ragazzi la guardavano incuriositi ma non osavano avvicinarsi. Durante il pranzo hanno finalmente rotto il ghiaccio e, subito dopo, intorno a lei si è formato un gruppetto dei più grandi.
Si sono messi ad insegnarle delle parole in francese mimando i gesti che intendevano descrivere (ad esempio “uscire”, “entrare”, “camminare”, “sedersi”, eccetera. Io li guardavo interessata perché è proprio in questo modo che la Montessori insegnava la grammatica: attraverso i comandi, ovvero delle azioni che i bambini dovevano svolgere. Quando capiva una parola, la ragazza la pronunciava, poi diceva il corrispondente tedesco, che tutti ripetevano a loro volta.
Avevo sotto gli occhi una lezione di lingue a doppio senso, completamente improvvisata, e nata da un vero e vivo interesse. Questa modalità di apprendimento rispecchia a fondo l’approccio di Maria Montessori ma non è riservato a chi frequenta le scuole a metodo: bambini e ragazzi infatti si interessano spontaneamente agli altri, e scambi del genere sono visibili anche al parco giochi o sulla spiaggia.
Quando ero ancora un’adolescente, durante una vacanza trascorsa insieme in Abruzzo, guardavo ammirata il mio cuginetto che giocava per ore ed ore con dei bambini tedeschi. Nessuno sapeva la lingua dell’altro, eppure si capivano.
Siccome è ormai noto che a quell’età hanno quella che la Montessori chiamava “Mente Assorbente” (spesso, del resto, sentiamo dire che i bambini “sono delle spugne”) molti genitori propinano ai figli lezioni di lingua il più presto possibile.
Se i bambini apprezzano queste lezioni, va tutto bene. In caso contrario credo che non si dovrebbe insistere. O meglio, bisognerebbe semplicemente cambiare approccio. La molla che fa scattare la “mente assorbente” infatti è la curiosità, l’interesse. Se il bambino a lezione di inglese si annoia, stai sprecando tempo e denaro.
Faresti meglio ad investirlo in una vacanza (anche solo di pochi giorni) in un Paese anglofono. Allora sì che i tuoi figli avrebbero il desiderio di imparare! Ma basta anche fare amicizia con degli stranieri in riva al mare, assumere una ragazza alla pari o invitare la figlia del cugino d’America a trascorrere l’estate con voi.
Così come parlo spesso della concentrazione e del fatto che questa vada rispettata, qualunque sia l’attività che la tiene accesa, così è per le lingue: ciò che conta non è che tuo figlio assorba un gran numero di parole fin dalla più tenera età, ma che sviluppi un forte interesse, la curiosità, la voglia di conoscere l’altro. Questa è la chiave per l’apprendimento di qualunque lingua straniera.