Il tuo Guru? Il Silenzio
Ci sono persone che partono per l’India in cerca di un guru, oppure lo incontrano sotto casa e si affidano totalmente a lui. In alcuni casi il guru è un vero Maestro, in altri un impostore che, nel migliore dei casi, non apporterà nulla alla vita del suo discepolo. Nel peggiore, gli sottrarrà tempo prezioso e magari anche denaro.
Come capire se di un maestro ci si può fidare?
Difficile. Molto difficile, soprattutto per chi non sa se può fidarsi di se stesso.
«Quando l’allievo è pronto, il maestro compare» dicono gli indiani.
Ma noi occidentali siamo talmente disconnessi da noi stessi (eppure connessi in tempo reale con il resto del mondo!) da non riuscire a riconoscerlo con sicurezza. Siccome la nostra attenzione è sempre rivolta verso l’esterno, non riusciamo a cogliere i segnali che ci inviano il nostro corpo e la nostra mente. Segnali che dovrebbero spingerci ad avvicinarci o ad allontanarci da una determinata persona.
A volte l’allievo sente così intensamente il bisogno di una guida da confondere il suo desiderio di incontrarla con i “segni” del fatto che il Maestro è davvero quello giusto.
Prima di cercare il nostro guru dovremmo sintonizzarci nuovamente sulla nostra “frequenza” interiore. Frequenza che i bambini percepiscono chiaramente, e che tentano di seguire con tutte le loro forze. Frequenza che da adulti cominciamo volontariamente ad ignorare per tentare di somigliare agli altri, di piacere agli altri, di superare gli altri.
Fino al giorno in cui ci rendiamo conto che quella strada è sbagliata, e tentando di tornare sulla nostra, ci scopriamo smarriti. Non riusciamo più a riconoscere a nostra frequenza, a udire quella voce interiore che nei primi anni della nostra vita si esprimeva con tanta chiarezza.
Un buon maestro non ti forma a sua immagine e somiglianza, ma ti aiuta ad esprimere ciò che sei. Come puoi riconoscere il tuo maestro se non sai riconoscere ciò che sei?
Lo yoga e la meditazione sono due delle tante strade che portano a ritrovare la nostra voce interiore. Percorrendole attraverserai fasi meravigliose e altre difficili da superare. Affronterai la noia di trovarti faccia a faccia con il tuo io per poi meravigliarti nel vederla scomparire, sbocciare, fiorire. I lunghi, noiosi periodi di pratica si trasformeranno in appuntamenti irrinunciabili a cui vorrai dedicare il tuo tempo.
Forse un giorno incontrerai il tuo guru. Non sarà necessariamente cosparso di cenere, con la testa avvolta in un turbante. Il tuo guru può essere un amico, un familiare, un insegnante, un capo. O anche un santone indiano, chissà. Una persona che ti aiuterà a sviluppare pienamente il tuo potenziale, offrendoti le chiavi di una comprensione più profonda di te. Solo se hai già fatto un lavoro interiore (o, perché no? Se hai un gran colpo di fortuna) riuscirai a riconoscerlo come tale.
Può darsi invece che questo guru “esterno” non appaia mai. In questo caso dovrai affidarti a te stesso. Se non hai un guru, suggerisce Sri Nisargadatta Maharaj, maestro indiano illuminato, puoi raggiungere comunque lo Stato Supremo grazie alla semplice osservazione silenziosa di te stesso.
Ascoltate Dio che parla al vostro cuore.
Mantenete il silenzio della lingua, degli occhi e dei piedi.
Non fate rumore.
E al visitatore che gli chiedeva: «Come faccio a trovare me stesso?» il maestro rispose «Semplice: basta togliere tutto quello che non sei». Durante la meditazione vengono a galla i pregiudizi e i condizionamenti. Quello che resta, sei tu.
In questo video spiegavo come riuscire ad ascoltare nuovamente la propria voce interiore grazie al silenzio. Se fai fatica a sintonizzarti sulla sua frequenza, forse potrà esserti utile.