Sulle Tracce del Buddha
Durante il mio viaggio in Thailandia ho avuto modo di osservare la devozione che la gente del posto ha per il Buddha. Sono fermamente convinta che l’assenza di questo genere di fervore nel nostro mondo occidentale sia una delle principali cause delle derive estremiste di molti dei nostri giovani.
Qui in Francia, e ancor di più in Belgio, sono sempre più numerosi i giovani che cercano nell’estremismo islamico quegli ideali che lo Stato e la famiglia trascurano sempre più. Non parlo necessariamente di una religione (ma invece sì, se teniamo presente che il termine religione non si riferisce necessariamente alla presenza di un dio).
Nel Buddhismo esistono numerose correnti. Alcune di esse venerano degli dei, altre ritengono che gli esseri illuminati diventino essi stessi delle vere e proprie divinità. Il Buddha (quello più conosciuto, ovvero Siddhartha Gotama, detto anche Sakyamuni) non si è mai pronunciato in merito. Il suo insegnamento è stato essenzialmente pratico, e lasciava a ciascuno la libertà di credere nel proprio dio, o di non credere affatto.
Si può quindi essere buddhisti essendo al tempo stesso cristiani, musulmani, o atei. In questa particolare accezione del buddismo (che, a mio modesto parere, è quella più vicina all’insegnamento originale) il Buddha è semplicemente un esempio, una fonte di ispirazione. È colui che indica la Via. Poi, questa via, ciascuno dovrà percorrerla con le proprie gambe.
I thai (quelli con cui ho avuto modo di parlare, almeno) si inchinano davanti al Buddha con questo spirito, mossi da un’estrema devozione, da una grande ammirazione, e dal desiderio di emulare questo grande personaggio. Sanno che si trattava, inizialmente, di un uomo come loro, e che quindi l’Illuminazione è accessibile a tutti.
Come dicevo sopra sono convinta che se dessimo ai nostri giovani più valori in cui credere e – perché no? – per cui battersi (in maniera non violenta, ovviamente), molti di loro non cederebbero al richiamo di quella che sembra oggi essere l’unica strada capace di placare la loro sete di idealismo.
Ma torniamo a noi. Tra le pratiche rituali che ho osservato in Thailandia, ci sono le offerte di fiori, di incenso e di candele alle statue del Buddha. Tutti questi oggetti possono essere acquistati direttamente nei templi. In alcuni di essi si trovano anche dei sottilissimi fogli d’oro che le persone attaccano sulle statue del Buddha stesso.
Dopo essermi fatta spiegare tutto per bene, ho pensato di portare a casa un pezzetto di questa tradizione. Perché, sì, sono partita sola, come una vera madre degenere, ma mi sono ricordata che, quando ero bambina, mio padre era stato per un mese in Giappone. Al suo ritorno , grazie ai racconti e ai regali che ci aveva portato, mi era sembrato (e mi sembra ancora) di conoscere un pochino questo Paese, pur non essendoci mai stata. Così ho riportato ai miei figli, oltre ai classici souvenir, anche tante storie, alcune ricette e una bella tradizione.
Insieme abbiamo attaccato i foglietti d’oro sul cuore del nostro Buddha, per poi accendergli una candela e un bastoncino d’incenso. Gli abbiamo offerto anche un mazzetto di mimosa, che è in fiore in questo momento nel nostro giardino. Ci siamo inchinati davanti alla statua, non per adorare un idolo, ma per esprimere rispetto ed ammirazione nei confronti di una persona eccezionale, che è per noi una guida e un esempio da seguire.