Caffè e Mindfulness

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[Questo post è offerto da Vergnano]

In Giappone quella di prendere il tè è una vera e propria arte. La bevanda viene preparata secondo un procedimento prestabilito, all’insegna del’armonia, del rispetto, della purezza e della tranquillità. La cerimonia del tè è un vero e proprio rito, sociale e spirituale, e affonda le sue radici nel buddismo zen.

Secondo questa corrente filosofica e religiosa, ciascuna delle nostre azioni, anche la più semplice, dovrebbe essere svolta in piena consapevolezza, prestando a ciascun gesto la massima attenzione. Nell’era del web e del wi-fi, invece, viviamo sempre di corsa e non “perdiamo tempo” soffermandoci sui dettagli. Trangugiamo velocemente il nostro caffè, come se fosse semplicemente una virgola tra un’attività urgente e l’altra.

Ma proprio mentre siamo impegnati fin quasi al tracollo, ecco farsi strada una pratica millenaria rispolverata, svecchiata e rinominata: la mindfulness. Dopo quello, insostenibile, del multitasking, è questo il nuovo trend, che ci invita a fermarci un attimo e…

… e basta. Senza pretese, senza giudizi, senza aspettative. Semplicemente fermarci e respirare. Fermarci e guardarci intorno. Fermarci e aspettare. Lo avete notato? Nessuno è più capace di aspettare. Che sia in coda al supermercato o in attesa alla fermata dell’autobus, non appena ci troviamo di fronte a qualche istante di attesa tiriamo fuori i nostri smartphone in cerca delle ultime, imperdibili novità. Dimenticando che l’unica cosa imperdibile è il nostro tempo, e che non abbiamo bisogno di impegnarlo perché passi più in fretta, ma di viverlo pienamente per non rimpiangerlo quando sarà irrimediabilmente trascorso.

La mindfulness ci invita ad affrontare qualsiasi avvenimento (compresi quelli apparentemente più insignificanti) come se fosse la cosa più importante al mondo. E in effetti lo è perché il momento che stiamo vivendo è per noi l’unico reale. L’unico che possiamo vivere pienamente, anche se ci stiamo semplicemente lavando i denti.

Avete mai osservato un intenditore nell’atto di degustare un vino? Prima lo osserva attentamente, poi lo fa roteare perché, a contatto con l’aria, possa sprigionare tutti i suoi aromi. Lo avvicina al naso e si immerge nel suo profumo, cercando di distinguere i vari aromi che lo compongono. Solo in ultimo il vino viene assaporato, prendendone un sorso e facendolo muovere all’interno della bocca per “attivare” tutte le papille gustative. In questa fase se ne sentirà il sapore e la corposità. Solo dopo averlo esplorato con tutti i cinque sensi il liquido viene deglutito. Se si tratta di una degustazione, verrà addirittura sputato.

È proprio imparando ad assaggiare il vino che ho iniziato a bere il caffè senza zucchero. Il legame può apparire poco evidente, ma abituandosi a degustare una bevanda si è portati a prestare maggiore attenzione a tutto ciò che si porta alla bocca. Dopo un po’ di tempo, il mio caffè con due cucchiaini di zucchero ha iniziato a nausearmi. Ho cominciato con il ridurre, poi con l’eliminare completamente lo zucchero, e come per magia ho scoperto il vero aroma del caffè.

Imparando a gustarlo al naturale ho eliminato una grande quantità di zucchero (2 cucchiaini x 3 tazzine al giorno) dalla mia dieta senza nessuno sforzo. Ora sorseggio il mio caffè come si degusta un vino e posso godere dei benefici di questa sostanza* senza le controindicazioni dello zucchero o – peggio ancora – dei vari dolcificanti artificiali.

La pratica del «caffè consapevole» ha però una controindicazione (che, a pensarci bene, forse è un vantaggio): vi costringe a scegliere solo caffè di ottima qualità. Se infatti con la giusta dose di zucchero qualsiasi brodaglia va giù senza problemi, il caffè amaro non mente, e mette a nudo tutte le qualità organolettiche della bevanda.

Bevendo (e mangiando) in modo consapevole sarete più sani, quindi più felici e di conseguenza anche più belli. Ma diventerete anche un po’ più snob, storcendo il naso di fronte ai prodotti di scarsa qualità. Ma in fondo, di questi ultimi, possiamo tranquillamente fare a meno!

Questo post è in collaborazione con Caffè Vergnano
Questo post è in collaborazione con Caffè Vergnano

*Il dottor David Khayat, primario di oncologia all’ospedale Pitié-Salpêtrière (Parigi), professore universitario e autore di diversi libri tra cui “La vera dieta anticancro“, consiglia l’assunzione di tre o quattro tazzine di caffè al giorno. Secondo uno studio dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano la bevanda avrebbe un ruolo preventivo non solo nei confronti del cancro, ma anche dell’ ictus e delle malattie cardiovascolari.