Mamma, la scuola!

[Guest post di Daniela Poggi]
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Quando ho scoperto di aspettare il primo bambino, ho avuto un solo pensiero: fare meno danni possibili, sapendo di non essere un genio della genitorialità. Una consumatrice assidua di caffè e cioccolata capisce subito che trasformarsi in una mamma è una severa prova di autocontrollo. Arrivi ad invidiare la crisalide che diventa farfalla senza nessuna fatica. Sono diventata una frequentatrice di forum e siti dedicati alla gravidanza per essere sicura di dare il meglio a quel bambino che stava per nascere. Dalla prima ricerca in rete su quanto caffè potevo bere prima di sentirmi in colpa, è iniziata la mia vita da “cyber mamma”.

Ormai avevo preso il via e anche quando è nato il bambino, un po’ per gioco, un po’ per curiosità cercavo consigli di ogni genere: il modo migliore per fare lo svezzamento, per aiutarlo a essere autonomo, quali alimenti erano migliori per la sua crescita, quali giochi avrebbero stimolato la sua creatività ecc. Nel frattempo è arrivato un secondo bambino.

La mia missione era fare il meglio che potevo per i miei bambini, in quei primi anni che tutti gli esperti dicono essere così importanti per la formazione, in modo da arrivare al primo giorno di scuola consegnando il mio pacchetto: bambino pronto per l’avventura scolastica. Peccato che il pacchetto sia tornato al mittente: non era pronta la scuola! Mancavano i laboratori, le insegnanti, i materiali e pure i gessetti.

Siamo tornati a casa poco convinti e ho ripreso le mie ricerche: avremmo fatto a casa quelle attività che non si potevano fare a scuola. Per una famiglia convinta che il gioco dei bambini sia importantissimo la strada dell’apprendimento doveva riprendere da lì, da quelle attività che permettono di imparare giocando. A scuola mio figlio imparava le basi e a casa le usava nei giochi che ci inventavamo per farne conoscenze sicure e ben consolidate.

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E’ arrivato il momento in cui la scuola, così come era impostata, sulle lezioni frontali, con tante schede e compiti sempre uguali, non piaceva più. Non me la sentivo di diventare una mamma che si impone, che minaccia punizioni pur di vedere i compiti fatti. In realtà lui li faceva, anche bene, ma non gli piaceva il metodo. Serviva una soluzione al problema di non voler andare a scuola. Per la nostra famiglia sarebbero stati 13 anni di bei ricordi o 13 anni di braccio di ferro per studiare? Come mamma pensavo al benessere di tutti, quel periodo così lungo che avrebbe significato quasi tutta la nostra vita insieme (la speranza che a 18 anni diventino autonomi è sempre presente).

La soluzione era già a portata di mano. Osservando i nostri figli avevamo notato che amavano fare tutte le attività che avevano imparato direttamente da noi, quelle che ci vedevano fare e che noi amavamo per primi. Amavano leggere perché siamo pieni di libri, amavano la musica classica che io ascolto spesso, erano incuriositi dalle passioni del papà in cui chiedevano di partecipare. La soluzione era tutta lì: cercare di costruire il clima giusto in casa, fare cose belle insieme, condividere le passioni con i figli. Servivano solo delle idee per incanalare il programma scolastico in questa ottica.

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Né è nato un blog, www.scuolainsoffitta.com e quando le idee erano ben chiare è nato anche un libro “Mamma, la scuola!” (di Daniela Poggi, edito da Armando Editore) in cui ho raccolto tutti gli spunti che ho trovato per imparare giocando in famiglia: libri, attività, materiali da costruire, film, gite divisi per materia. Quello che mi auguro è che possa aiutare altre famiglie a cercare quella passione che si contagia e trasforma gli anni della scuola nel ricordo di in un periodo vissuto insieme.