Gli Otto Pilastri dello Yoga

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Quando parliamo di yoga tendiamo erroneamente a considerare solo la pratica delle asana. Ma lo yoga è molto, molto di più. Si tratta di un vero e proprio stile di vita. Le asana sono solo uno degli otto “pilastri”, delle otto tappe dello yoga, ovvero:

  1. Disciplina etica e sociale (Yama)
  2. Disciplina individuale (Nyama)
  3. Postura (Asana)
  4. Respirazione (Pranayama)
  5. Controllo dei sensi (Pratyhara)
  6. Concentrazione (Dharana)
  7. Meditazione (Dhyana)
  8. Liberazione (Samadhi)

Chi si incammina lungo la strada dello yoga dovrà essere innanzitutto una persona retta e corretta, e rispettare le discipline sociali e individuali. Solo allora avrà un senso avvicinarsi agli asana (cioè a ciò che comunemente consideriamo “lo yoga”). I passi successivi, che portano alla “liberazione” sono il controllo della respirazione e dei sensi, la capacità di concentrazione e la meditazione.

Nessuno è obbligato a percorrere questa strada fino in fondo, ma non ha senso accostarsi ad una di queste tappe senza essere passati per le precedenti. Non ha senso accostarsi alle asana se si è violenti o se non si è sinceri. Non ha senso avventurarsi nel pranayama senza prima essere passati attraverso le asana. Sarà difficile praticare con profitto la meditazione se non si è capaci di concentrazione.

Possiamo quindi scegliere tranquillamente di fermarci alla pratica delle asana, ma non possiamo prescindere dal rispetto di Yama e Nyama (che vedremo nel dettaglio più avanti).

Secondo la tradizione, del resto, potrebbe volerci più di una vita per raggiungere la liberazione. Ma in ogni nuova vita si riparte con il bagaglio acquisito nella precedente, proseguendo quindi da dove si era rimasti nel proprio percorso evolutivo. Ma se la teoria della reincarnazione non vi convince, non cambiate canale: i benefici dello yoga (inteso come disciplina globale e non come semplici asana) sono visibili già in questa vita.

Ma vediamo in modo un po’ dettagliato gli otto punti elencati qui sopra.

1. Le discipline etiche e sociali (Yama)

Sono “grandi comandamenti che superano il credo, il paese, la realtà e il tempo”*. Si tratta di: non violenza, sincerità, astensione dal rubare, continenza, non accumulo.

2. Le discipline individuali (Nyama)

Purezza (del corpo e dello spirito), appagamento (essere felici di ciò che si ha e di ciò che si è), fervore (sforzo ardente nel raggiungere il proprio scopo nella vita), studio del sé (educazione dell’io), consacrazione al Signore (se non siete credenti continuate a leggere, vale anche per voi) ovvero consapevolezza del fatto che ogni nostra azione è inserita in un quadro più ampio, e desiderio di agire non per fini egoistici ma per il bene di tutti (del resto, essendo ogni creatura connessa intimamente alle altre, il bene non può essere che collettivo).

3. Le posture (Asana)

Sono quelle che tutti conosciamo e di cui abbiamo parlato spesso su questo blog. Servono a rinforzare il corpo, a calmare lo spirito e a combattere l’incostanza della mente per raggiungere l’equilibrio (fisico e mentale).

4. Il controllo della respirazione (Pranayama)

“La durata della vita dello yogi non viene misurata con il numero dei suoi giorni, ma con quello dei suoi respiri. Perciò, egli segue il giusto ritmo della respirazione lenta e profonda, che rafforza il sistema respiratorio e calma il sistema nervoso”.*

Se non vi convince la teoria del numero di respiri, fatelo per il sistema nervoso, che su quello non c’è dubbio.

5. Controllo dei sensi (Pratyhara)

Controllare i sensi significa liberarsi dalla brama, essere “il padrone di casa” nella nostra mente. Detto con un esempio riduttivo e molto terra-terra: la mente dovrebbe essere in grado di decidere se è il caso o meno di avventarsi su quella fetta di torta, senza essere annebbiata dalla golosità.

6. Concentrazione (Dharana)

Concentrata attraverso l’uso di una lente, la luce del sole può accendere un fuoco. Dispersa in modo indiscriminato, non farà che scaldare. Così è la nostra mente: se riusciamo a concentrarla sul nostro obiettivo, avrà la potenza del fuoco. Se lasciamo che si disperda in modo incontrollato, rinunciamo ad utilizzarne tutto il potenziale.

7. Meditazione (Dhyana)

Attraverso la meditazione riusciamo a trovare la felicità all’interno di noi stessi, smettendo di pretendere che siano gli altri (persone o avvenimenti) a renderci felici.

“Chiunque faccia dipendere la sua felicità dalle circostanze esterne dimostra chiaramente che non desidera essere felice”

…dice Ghandi nel commentare la Bhagvad Gita, uno dei testi più importanti della tradizione induista. Attraverso la meditazione riusciamo a staccarci dalle circostanze esterne e a trovare la gioia dentro di noi.

8. Liberazione (Samadhi)

Samadhi è il compimento della ricerca spirituale. In questo stadio, siamo completamente consci e vigili, in armonia con il resto del mondo e coscienti dell’interdipendenza di tutte le creature, immersi in una pace che supera ogni conoscenza.

“La mente non ha parole per descrivere questo stato e la lingua si arresta […]. Tale stato può essere descritto soltanto da un profondo silenzio”.*

Spero di non avervi spaventati con questo post un po’ tecnico, ma ci tenevo a spiegare che lo yoga va oltre il semplice starsene a gambe incrociate o a testa in giù. Quelli descritti qui sopra non sono pre-requisiti ma sono le tappe del percorso dello yogi. Il loro raggiungimento può richiedere una vita (o anche più di una) ma gli obiettivi (equilibrio tra corpo e mente, armonia tra noi e le altre creature, pace interiore ed esteriore) meritano senz’altro. Se tutti noi li perseguissimo, il mondo sarebbe davvero un posto migliore.

Namasté!

 

[* Definizioni tratte dal libro “Teoria e pratica dello yoga” di B. K. S. Iyengar]