Il Magico Potere del Riordino – Il Metodo Kondo a Casa Mia
Ex accumulatrice seriale (per il mio ultimo trasloco ci sono voluti DUE camion), ho iniziato il mio percorso di decluttering diversi anni fa grazie alla formazione Montessori, durante la quale ci è stato chiesto di fotografare gli ambienti nei quali vivevano i nostri figli. La formatrice ha trovato che fossero tutti troppo affollati. Nel mio caso, disse, c’erano “troppi libri”. Dire “Ci sono troppi libri” era un ossimoro per me. “Troppi” e “libri” erano due parole che non potevano assolutamente essere accostate.
Proseguendo con la formazione e osservando i miei figli a casa, però, mi sono accorta che in quell’eccesso di stimoli loro avevano difficoltà a scegliere. Ho provato a seguire i consigli della formatrice, disponendo solo pochi libri alla volta sui loro scaffali, e con la copertina rivolta verso il bambino. In questo modo ho constatato che i bambini si interessavano per la prima volta a titoli che avevo acquistato per loro e che non li avevano mai attratti. Forse perché non li avevano nemmeno notati, vedendone solo il dorso tra mille altri. Così ho iniziato a far ruotare i libri, ma non me ne sono liberata. Semplicemente li riponevo in garage, tirandone fuori pochi alla volta.
Però ho iniziato a fare lo stesso ragionamento con tutti gli altri oggetti presenti in casa. Sentivo che c’era troppa roba ma non riuscivo a liberarmene. Non avrei saputo nemmeno da dove iniziare. Poi è arrivato Enrico che, vedendo la mia pila di vestiti ammassati in camera (l’armadio era già pieno e le cassettiere anche) mi ha dato alcuni preziosi consigli per iniziare a sfoltire il mio guardaroba.
In questi anni mi sono disfatta di un sacco di cose, e anche di un bel po’ di persone: quando entri nell’ottica di conservare solo ciò che ti fa star bene, inizi ad applicarla a tutti gli ambiti della vita.
Ed è proprio questo il concetto su cui si basa il metodo ideato da Marie Kondo: tirare fuori tutti gli oggetti appartenenti ad una stessa categoria e rimettere al loro posto solo quelli che ti fanno “battere il cuore”. Questo incoraggiamento era la spinta finale che mi serviva per coronare il mio percorso di decluttering.
Perché in casa mia ci sono ancora tante cose dalle quali non sono riuscita a staccarmi. Perché mi sono state regalate da una persona cara, perché mi ricordano un momento particolare della mia vita, o perché rifiuto di guardare in faccia la realtà (cose che ho comprato ai miei figli, che a loro non piacciono, ma che io conservo nella speranza che cambino idea).
Secondo Marie Kondo, un regalo ha assolto la sua funzione nel momento in cui è stato ricevuto e ha procurato gioia a chi lo ha ricevuto e a chi lo ha offerto. Anche se il regalo in sé non ci piace, proviamo gioia per il gesto amorevole da parte dell’altra persona. Una volta assolta questa funzione, possiamo “ringraziarlo” (lei lo fa veramente, io solo metaforicamente) e lasciarlo andare.
Questa semplice osservazione è stata per me una grandissima liberazione e mi ha permesso di dare via parecchie cose che mi stavano “sul groppone” senza sentirmi minimamente in colpa.
Poi ho chiesto ai bambini (che in questi giorni sono in vacanza) di fare lo stesso con i libri che avevano nelle loro camere. Li hanno tirati fuori dagli scaffali e hanno rimesso a posto solo quelli che amano davvero. Poi ciascuno di loro ha dato un’occhiata a quelli scartati dagli altri e ha potuto ripescare qualche volume.
Ieri abbiamo fatto la stessa cosa con il soggiorno, nel quale abbiamo una grande libreria che occupa quasi tutta la parete. I libri li ho tirati fuori io, e loro li hanno selezionati a turno. Leonardo ha iniziato a “salvare” quelli che gli interessavano, poi Gloria ha spulciato quelli tralasciati da lui e Chiara, per ultima, ha salvato ancora qualcosina (devo ammettere che un paio li ho recuperati anche io). Ho fatto la stessa cosa con i miei e questa operazione ci ha tenuti impegnati per gran parte della giornata.
Abbiamo riempito tre scatole, una (più un sacchetto di plastica) di libri in italiano, una di libri in francese e una di libri in inglese. Alcuni di questi libri ci hanno dato molto in passato ma non ci sono più utili oggi. Libri sull’allattamento o sulla cura dei neonati, ad esempio, o libri per imparare a leggere. Altri non ci sono mai piaciuti e li conservavamo un po’ per inerzia, un po’ per il rispetto che nutriamo verso l’oggetto “libro” in sé. Tutti avranno una seconda possibilità nella biblioteca del nostro paese o in casa di amici e parenti.
Ce n’è anche qualcuno che è stato davvero importante e che abbiamo tenuto solo per ricordo. Libri di quando i bambini erano piccoli, ad esempio. Ma sono solo quelli che ci fanno ancora “battere il cuore”, come dice la Kondo.
Un’altra cosa utilissima che ho imparato dal suo libro (“Il magico potere del riordino“), che l’autrice ci invita a cestinare il giorno in cui non lo riterremo più utile, è l’abitudine di svuotare la borsa ogni sera.
Come ogni donna ho tante borse e spesso ritrovo in fondo a quelle che non indosso da tempo monetine, fazzoletti di carta e oggetti che credevo perduti, al punto che ho smesso di cercarli. C’e un braccialetto che amo moltissimo e che non trovo da mesi. Non l’ho mai cercato. Mi sono detta che deve essere in fondo a qualche borsa e che, prima o poi, quando mi verrà voglia di indossarla, lo ritroverò.
La questione si complica quando l’oggetto smarrito sono le chiavi o la patente, il che causa momenti di panico al momento di uscire di casa.
La Kondo consiglia di svuotare la borsa ogni sera. Come se non avessimo già abbastanza cose da fare (sì, vi sto leggendo nel pensiero!). Ebbene, questa è una pratica che non fa perdere tempo ma ne fa guadagnare, e che infonde serenità. Potete prenderla come un esercizio di mindfulness.
Il punto è questo: ogni oggetto che possediamo deve avere un posto in casa nostra. Molte delle nostre cianfrusaglie invece non ne hanno uno, per questo rimangono intrappolate in fondo ad una borsa per settimane o addirittura mesi. Se poi si hanno dei bambini, nelle nostre borse si può trovare davvero di tutto, e dare una controllata ogni giorno può evitare di tirar fuori un paio di mutandine davanti ad una classe di adolescenti, come successe tanti anni fa alla mia professoressa di italiano, che ancora oggi se ne ricorda con un certo imbarazzo!
Sembra una perdita di tempo ma vi assicuro che non lo è. E durante la giornata, ogni volta che cercherete qualcosa nella borsa e riuscirete a trovarla, sorriderete interiormente (e perché no, anche esteriormente!) e sarete fiere di voi stesse. Provare per credere!