Quello dell’Homeschooling è un argomento controverso e poco conosciuto.
Spesso quando parlo di Homeschooling mi sento dire che è un modo di far vivere i bambini “fuori dal mondo”. Direi che è esattamente il contrario. Gli homeschoolers vivono nel “mondo reale”, mentre gli altri bambini stanno chiusi in un edificio, divisi per età, a studiare sui libri ciò che potrebbero imparare sul terreno.
La scuola è un luogo “artificiale”, nel quale dovrebbe svolgersi l’apprendimento. Ma l’apprendimento avviene ovunque e in ogni momento.
Secondo Maria Montessori “La scuola è quell’esilio in cui l’adulto tiene il bambino finché non è capace di vivere nel mondo degli adulti senza dare fastidio”.
Eppure la stessa Montessori è stata educatrice ed insegnante, e il metodo da lei ideato è diffuso ed apprezzato in tutto il mondo.
La scuola in realtà esiste per permettere ai genitori di andare a lavorare. La stessa scuola Waldorf, fondata da Rudolf Steiner, è nata per i figli dei dipendenti della fabbrica dalla quale prende il nome.
Tra i metodi scolastici “alternativi”, sia quello steineriano che quello montessoriano prevedono che la scuola materna (Giardino d’infanzia o Casa dei bambini) sia strutturata come una casa. Si cerca di riprodurre la vita familiare. Questo perché sia Rudolf Steiner che Maria Montessori ritenevano che il posto migliore per un bambino di tre, quattro, cinque anni fosse la famiglia. Se proprio dovevano andare a scuola (perché i genitori lavoravano e/o non potevano occuparsene), che almeno questa riproducesse il più fedelmente possibile l’ambiente familiare.
Molti genitori scelgono l’homeschooling per poter proteggere i propri figli. Almeno finché possono. Questa motivazione è spesso criticata da chi pensa che un bambino protetto sia diventerà un disadattato. Io credo invece che un bambino che è stato rassicurato e protetto, che ha trascorso un’infanzia serena e felice, al riparo dalle brutture del mondo, sarà un adulto più sicuro di sé e fiducioso, più ottimista e quindi perfettamente capace di affrontare le difficoltà e le delusioni della vita. Al contrario, il bambino che ha sofferto o che è stato deluso da piccolo, ha perso la fiducia nella vita e nel genere umano.
Queste affermazioni sono il risultato delle mie esperienze personali e dell’osservazione delle persone che ho incontrato nel corso della mia vita.
John Holt, il “padre” dell’homeschooling, affronta questo tema nel suo libro “
Teach Your Own“( da cui sono tratte tutte le citazioni in corsivo contenute in questo post), che purtroppo non è tradotto in italiano, sostenendo che
E’ vostro diritto, e sono solo affari vostri, se volete proteggere i vostri figli dalle avversità, almeno finché potete.
Non avete bisogno di sapere tutto per insegnare ai vostri figli. L’Homeschooling non è e non deve essere come la scuola e il genitore non deve essere il classico insegnante. Potrete invece essere una guida, e accompagnare i vostri figli nelle loro ricerche ed esplorazioni, anche sugli argomenti che non conoscete.
A volte hanno bisogno semplicemente di parlare, di scherzare, di giocare. A volte hanno bisogno di tenerezza, simpatia, conforto. La maggior parte del tempo hanno bisogno di far parte della vostra vita, o almeno di non venirne esclusi. Di frequentare alcuni dei posti nei quali andate voi, di vedere alcune delle cose che vi interessano, di conoscere alcuni dei vostri amici, di sapere cosa facevate da bambini, o prima che loro nascessero. Hanno bisogno di una risposta alle loro domande. Hanno bisogno che, se non conoscete la risposta, sappiate dire “non lo so”. (…) Hanno bisogno di avere qualche amico della loro età, non decine, ne bastano due o tre. (…) E soprattutto hanno bisogno di intimità, solitudine, calma, di momenti in cui non c’è niente da fare.
Hanno bisogno di saper giocare cosi’ come hanno bisogno di saper leggere.
Un fiore per pennello, un po’ d’acqua, una pietra:
“cosi’ dipingevano gli uomini primitivi!”
Queste sono le parole di una mamma homeschooler che è stata a sua volta educata in casa:
“L’Homeschooling mi ha dato il tempo e lo spazio per capire cosa amavo davvero. I miei genitori mi hanno insegnato che posso fare in modo che le cose accadano. Vivendo nel “mondo reale, con amici di età e di origini diverse diverse, ho avuto la possiblità di scegliere una vita libera dai condizionamenti del classico “gruppo di amici” . Non ho assimilato tante idee frustranti (a differenza dei miei amici che sono andati a scuola) su cio’ che è possibile e cio’ che non è possibile fare.
Il mondo è stato la mia scuola. E se c’è una nonnina di 89 anni che puo’ cucire e tingere stoffe tutto il giorno, questo significa che posso farlo anch’io. Se c’è qualcuno che mette su una fabbrica di dolci alla soia a Miami, beh, allora posso farlo anch’io.”
Un’altra mamma homeschooler (laureata in biologia) racconta
qui come ha imparato tutto cio’ di cui aveva bisogno semplicemente correndo libera in mezzo ai prati.
I genitori che desiderano istruire personalmente i propri bambini dovrebbero: Innanzitutto, amare la loro compagnia, la loro presenza fisica, la loro energia, le loro sciocchezze, la loro passione. Devono apprezzarne la conversazione e le domande, ed essere felici nel cercare una risposta. Devono considerare i propri figli come degli amici, degli amici molto cari. Sentirsi felici quando li hanno vicini e sentirne la mancanza quando non ci sono. Devono avere fiducia in loro in quanto persone, rispettare la loro fragile dignità, trattarli con gentilezza, prenderli sul serio. Devono sentire nel proprio cuore lo stupore dei propri figli, la loro curiosità, il loro entusiasmo di fronte al mondo. E devono avere abbastanza fiducia in se stessi, scetticismo nei confronti degli esperti, desiderio di essere diversi dagli altri e di assumersi completamente la responsabilità dell’istruzione dei propri figli.
I bambini non hanno bisogno, non vogliono, non possono sopportare sei ore di lezione al giorno. (Per non parlare dei compiti!)
I bambini partecipano volentieri ai lavori “da grandi”
Esistono due diversi tipi di Homeschooling:
La scuola in casa: Le famiglie che scelgono questo approccio seguono dei programmi precisi e usano libri di testo. Imitano in un certo senso la scuola, portandola in casa loro e adattandola alle loro esigenze.
L’unschooling (la non-scuola): chi sceglie l’unschooling non impone al bambino un programma, ma si lascia guidare dai suoi interessi. L’unschooling puo’ essere più o meno radicale, nel senso che si puo’ decidere, ad esempio, che quest’anno insegnerete al bambino a leggere, lasciando che il resto dell’apprendimento segua il suo percorso naturale, oppure potete lasciare che anche insegnamenti di base come la lettura e la scrittura, o le basi della matematica vengano affrontati quando il bambino inizia a manifestare un interesse in proposito.
Esperimento: I Vulcani
Ovviamente vostro figlio non vi chiederà mai di insegnargli le equazioni. Ma sicuramente un giorno vorrà sapere cosa c’è scritto su quel cartello, o vorrà pagare quando andate a fare la spesa, manifestando cosi’ il suo interesse per la lettura o per la matematica (è necessario saper contare le monete da dare al negoziante e saper verificare il resto).
John Holt definisce l’unschooling (del quale è partigiano) come “lasciare ai bambini tanta libertà nell’apprendimento quanto i genitori possono sopportare”.
Le Fasi Lunari
Ovviamente il mio elogio dell’Homeschooling (o meglio dell’Unschooling) non vuole essere un attacco alla scuola o a chi sceglie ed è ben felice di mandare i propri figli a scuola.
Qui parlo di un mondo (per me) ideale, in cui ciascuno è libero di scegliere se mandare i propri figli a scuola oppure no; se restare a casa ad occuparsi di loro oppure andare a lavorare.
So bene che nella “vita reale” spesso una mamma è costretta ad andare a lavorare e non puo’ permettersi di scegliere. So anche che molti genitori sono felici e soddisfatti della scuola e molti bambini ci vanno volentieri.
Questo è il mio modesto punto di vista, che ho voluto condividere con voi. Se volete dire la vostra, nel rispetto delle scelte di tutti, aspetto i vostri commenti.