Elogio della Cedevolezza: la Leggenda del Salice
Leonardo è sempre più impegnato lungo la via della cedevolezza. È questo il significato del termine jūdō. Quest’estate il suo maestro lo ha iniziato alla pratica del jūjitsu (o arte della cedevolezza), e insieme abbiamo scoperto la leggenda che racconta le origini di questa disciplina.
La Leggenda
Shirobei Akiyama era un medico giapponese e praticava le arti marziali. Soggiornò a lungo in Cina per studiare la medicina tradizionale, le tecniche di rianimazione e le tecniche di combattimento di questo Paese.
Tornato in Giappone non ebbe il successo sperato e si ritirò in meditazione per cento giorni.
Durante una forte nevicata notò che i rami di molti alberi grandi e forti si erano spezzati sotto il peso della neve. Solo un albero aveva resistito. Era il salice. I suoi rami, flessibili, si piegavano lasciando cadere la neve.
Akiyama ebbe quindi l’intuizione che sta alla base della pratica del jujutsu tradizionale, da lui in seguito ideato. La cedevolezza, la non resistenza, la flessibilità sono anche alla base del judo (che deriva proprio dal jujutsu), dello yoga e del buddismo.
Non opporre resistenza alla realtà dei fatti è anche il principio cardine della mindfulness. Cedevolezza non significa arrendevolezza. Il salice lascia cadere la neve e, liberatosi dal suo peso, torna alla sua forma originale.
Se volesse resistere, sprecherebbe molte energie in una lotta senza speranza (non potrà mai fermare la neve).
Così lo yogi, il judoka, il buddista e il jujutsuka si piegano ma non si spezzano. Si piega il corpo, si piega la mente, e solo allora il praticante può rialzarsi.
Proprio grazie alla pratica di queste discipline ho imparato negli anni a “seguire la corrente”. A lasciarmi trasportare per non affogare. A cavalcare l’onda invece di tentare di fermarla. A piegarmi per non spezzarmi.
Qual è il tuo approccio?
Preferisci la cedevolezza o la resistenza? Riesci a conciliare il tuo ideale con il tuo comportamento?