Celebrità = Felicità?
Nei giorni scorsi ho visto The American Meme, un documentario di Netflix sulle webstar internazionali. Tutti super-mega-influencer. Persone che sembrano avere una vita perfetta, che guadagnano tra i 50 e i 150 mila dollari per pubblicare una foto su Instagram, che viaggiano in continuazione e hanno milioni di fan. Persone che hanno una vita da sogno. O almeno così sembra, finché non li senti parlare e scopri che molti di loro sono estremamente infelici, e il loro modo di vivere non fa che alimentare l’insoddisfazione cronica e la mancanza di autostima di cui soffrono.
La solitudine delle webstar
Paris Hilton, famosa in tutto il mondo e multimiliardaria, racconta si sente più amata dai suoi 50 milioni di fan che dalle persone che le stanno vicino. Confessa di pensare, guardando le amiche che hanno messo su famiglia: “Forse mi sono persa qualcosa. Forse non è questa la vita vera. Vorrei solo essere normale”.
“Odio la mia vita” confessa Brittany Furlan, 32 anni, 2 milioni e mezzo di follower, fidanzata con il batterista dei Mötley Crüe .
“Quando sono sobrio non parlo alla gente. Io odio la gente. Devo ubriacarmi per mescolarmi agli altri” racconta Kirill Bichutsky, (stra)pagato per versare champagne addosso a ragazze in topless o in perizoma in giro per il mondo. “Tante persone invidiano il mio stile di vita ma, mentre mi invidiano, costruiscono qualcosa. Io non sto costruendo niente. A volte penso di smettere, ma non so fare altro”.
“Quello che dico diventa realtà”
Tra tutte queste invidiatissime webstar, l’unico che sembra passarsela bene è Josh Ostrovsky, alias @thefatjewish, che ammette di aver investito in un business parallelo perché il successo del web è effimero e potrebbe scomparire da un giorno all’altro. Interessante il suo racconto riguardo a questo progetto commerciale. Nel 2014 gli americani si innamorano del rosé francese. L’anno dopo la quantità importata non è sufficiente a coprire la richiesta. Come aveva già fatto di proposito in altre occasioni, Josh diffonde una fake news: annuncia che produrrà un vino rosé insieme all’amico David Oliver Cohen (in arte @diplo).
Giornali e TV iniziano a diffondere la notizia e le richieste di White Girl Rosé piovono da ogni parte. Ostrovsky si ritrova praticamente “costretto” a trasformare quello che era nato come uno scherzo in un progetto reale. Il risultato? Il White Girl Rosé è stato il rosé più venduto a NY l’anno successivo, e la bevanda alcolica più fotografata di sempre su Instagram. Al successo di White Girl Rosé, prodotto in California, è seguito il bianco chiamato Family Time is Hard. “Racconto una cosa non vera” commenta Ostrovsky meravigliato da ciò che riesce a scatenare “e questa si trasforma in realtà”.
Certo, senza il web Ostrovsky non avrebbe questo “superpotere”. Il web è un mezzo potentissimo che può migliorarti o rovinarti la vita. Come diceva proprio nei giorni scorsi Thomas Pesquet, l’equilibrio mentale è la chiave di tutto, e dare le chiavi della tua felicità a ragazzini adoranti che fra tre mesi potrebbero averti dimenticato non è saggio né prudente.