Le Arti Marziali: un Rimedio contro il Bullismo
Quando si impara un’arte marziale, una regola è chiara fin dall’inizio: le tecniche apprese verranno utilizzate per difendersi, e mai per aggredire. Ma la potenza degli insegnamenti racchiusi nelle principali tecniche tradizionali va addirittura oltre questo concetto.
Una scuola di judo (o di karatè, di kung-fu, eccetera…) è una scuola di non-violenza. A prima vista questo concetto può apparire contraddittorio: come può una disciplina che insegna a colpire o a mettere al tappeto l’avversario favorire la non-violenza?
Parlerò del judo perché è l’arte marziale che conosco meglio, ma puoi tranquillamente sostituire il termine «judo», ogni volta che lo incontrerai in questo post, non solo con «karatè», «kung-fu», «taekwondo» eccetera, ma anche con «yoga» o «zen». Tutte queste discipline si basano infatti sugli stessi principi di fondo.
La non-violenza ha come condizione irrinunciabile la capacità di battersi. Si tratta di un controllo cosciente e deliberato del desiderio di vendetta.
Il non-violento è sicuro di vincere, perché ha già vinto la paura. (J.L. Mazarin)
In un combattimento, ci vogliono due persone. Bisogna essere d’accordo per battersi: la resistenza è necessaria all’aggressore, è ad essa che questi si aggrappa. Ciascuno dei due avversari può, in qualsiasi momento, porre fine al confronto. Gli basterà smettere di opporre resistenza. Ingannando le aspettative dell’aggressore, farà sì che il suo attacco cada nel vuoto.
A scuola di judo, Leonardo ha imparato che poteva sottrarsi alle provocazioni dei bulli. La vita non è semplice quando sei alle medie, hai i capelli rossi e sei piccolo di statura. Ma prima di riuscire ad applicare serenamente questa forma di resistenza «passiva», ha dovuto costruire una incrollabile fiducia nelle sue capacità.
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Finché si sentiva un pulcino indifeso i molestatori gli ronzavano attorno come api intorno al miele. Quando si è scoperto capace di difendersi, ha reagito denunciando gli aggressori e ideando una campagna di prevenzione che, con l’appoggio del consiglio comunale dei giovani, ha portato in giro per le scuole elementari della nostra zona, disegnandone la locandina e andando a parlare nelle classi.
Solo una persona forte può essere non-violenta. Il debole non si batte per paura o per vigliaccheria. Gandhi diceva: «Non ho bisogno di andare in giro armato, perché non ho paura».
Il judo, così come lo yoga o altre discipline affini, permette al praticante di rinforzare non solo il corpo, ma anche la mente. Si lavora sull’arte del combattimento per renderlo superfluo. Nel frattempo, attraverso la pratica, si acquisisce un perfetto controllo del proprio veicolo psicofisico.
Le arti marziali insegnano il silenzio, la dignità, l’ubbidienza, il rispetto nei confronti dei compagni, del maestro e del mondo. Insegnano a muovere il corpo e a sopportarne l’immobilità. Quando un allievo progredisce e inizia a “montarsi la testa” il maestro lo invia a confronto con un altro più forte. Non per scoraggiarlo ma per insegnargli l’umiltà, per aiutarlo a ritrovare un atteggiamento mentale sano. L’acqua, in fondo, scorre sempre verso il basso. Solo posizionandoci in basso possiamo ricevere.
L’acqua scorre sempre verso il basso. Solo posizionandoci in basso possiamo ricevere.
L’allievo si posiziona «in basso» nei confronti del maestro e questa attitudine reverenziale è una parte essenziale dell’apprendimento. Senza rispetto nei confronti della disciplina, del maestro e del luogo, non c’è evoluzione possibile. Dal rispetto scaturisce naturalmente la gratitudine per gli insegnamenti ricevuti. Gratitudine. Un valore quasi dimenticato nella nostra società, di cui molti esperti di crescita personale hanno compreso il valore.
Sempre più spesso sono i genitori stessi, a scuola o nello sport, a sminuire insegnanti ed educatori, opponendosi alle misure prese da essi nei confronti dei propri figli. In questo modo si mina il rispetto verso l’autorità, incoraggiando il bambino a non sottostare alle regole, a ribellarsi fin dalla più tenera età, facendolo sentire al di sopra di tutto.
Un errore dettato dall’amore che andrà a ripercuotersi proprio sul bambino stesso, e sull’uomo che sarà.
Che si parli di scuola, di calcio o di judo, un buon maestro può davvero fare la differenza. E un ragazzo capace di provare rispetto, umiltà e gratitudine andrà sempre incontro alla vita a testa alta. Saprà rispettare gli altri e farsi rispettare, e difficilmente diventerà un bullo. O una vittima.
La non-violenza ha come condizione irrinunciabile la capacità di battersi. (J.L. Mazarin)
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